AGI - Papa Francesco incontrerà la prossima settimana i parenti degli ostaggi israeliani tenuti dai militanti di Hamas a Gaza. Lo rende noto la Reuters. Dodici i parenti che incontreranno il Pontefice mercoledì mattina, prima dell'Udienza Generale. Il gruppo dei parenti degli ostaggi che sarà ricevuto dal Pontefice è "misto" ossia tra loro c'è chi ha già incontrato il mese scorso i leader italiani. Alla Reuters ha parlato una fonte a condizione di restare anonima perché non autorizzata a discutere i piani papali.
L'incontro con 'Pato'
ACasa Santa Marta, intanto, Papa Francesco ha incontrato Mbengue Nyimbilo Crepin, per tutti Pato, dal Camerun, accompagnato da don Mattia Ferrari, che come cappellano ha partecipato a tante missioni di salvataggio di Mediterranea Saving Humans. Pato ha perso la moglie e la figlia di sei anni nel luglio di quest'anno, dopo essere stato fermato e riportato nel deserto tra la Libia e la Tunisia dalle autorità tunisine.
All'incontro erano presenti - rende noto la Sala Stampa della Santa Sede - alcuni migranti e collaboratori di associazioni e realtà impegnate nell'accoglienza e nell'integrazione dei rifugiati, che in vari modi hanno contribuito a facilitare l'arrivo di Pato in Italia, e il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
In un clima di commozione, Papa Francesco ha ascoltato le parole di gratitudine per l'incontro e i dolorosi racconti sulle migliaia di persone che soffrono nel tentativo di raggiungere l'Europa.
David, dal Sud Sudan, impegnato al fianco dei prigionieri nei campi di detenzione in Nord Africa, ha ringraziato il Papa per il suo incoraggiamento e gli interventi a favore dei migranti: "Non ci date solo un sogno, ci accogliete".
Nel salutarli, dopo aver ascoltato le loro parole, Papa Francesco si è rivolto a Pato, con un pensiero per sua moglie e sua figlia, "ho pregato tanto per loro", ha ringraziato i presenti per l'impegno, e ha ricordato il privilegio di essere nati in luoghi dove si può studiare, lavorare: "Il privilegio è un debito", ha affermato "quello che fate non è un dippiù, è un dovere".
Infine, prima di salutare, Papa Francesco ha pregato per i presenti, chiedendo al Signore di vegliare su coloro che "lavorano per gli altri", sulle persone che non sono potute venire, su chi si trova nei campi di detenzione e "sui tanti, tanti che soffrono".