AGI - Per il premier uscente Pedro Sanchez (Psoe) che ha ottenuto l'appoggio del leader catalano indipendentista in esilio, Carles Puigdemont, la strada per tornare al governo ora è in discesa.
Il Partito socialista spagnolo (Psoe) e il movimento indipendentista catalano JxCat (Uniti per la Catalogna) hanno infatti raggiunto un accordo sull'amnistia per i dirigenti indipendentisti che promossero il referendum nel 2017. Una via libera che permette, con i voti dei deputati catalani, di sbloccare l'investitura di Sanchez alla guida di nuovo governo socialista.
A darne notizia sono state fonti vicine a esponenti dei partiti che hanno condotto le trattative, ma i dettagli dell'accordo saranno resi noti nel pomeriggio, in due conferenze stampa a Bruxelles. La prima, tenuta dall'ex presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, secondo indiscrezioni, accenderebbe i riflettori sull' "uso strategico delle leggi per danneggiare gli oppositori". Puigdemont sarà affiancato da altri esponenti della dirigenza del JxCat, tra cui Jordi Turull, Albert Batet, Josep Rius, David Saldoni e David Torrents.
Turull è il firmatario dell'accordo per il partito catalano mentre Santos Cerdan è il firmatario rappresentante del Psoe e terrà anche lui una conferenza stampa, sempre a Bruxelles, per illustrare i termini dell'intesa raggiunta.
In cambio dei voti dei deputati catalani indipendentisti, senza i quali l'ex premier non potrebbe avere la maggioranza, Sanchez ha ceduto alla loro richiesta di amnistia generale per tutti i leader e gli attivisti perseguiti dalla giustizia spagnola dopo l'organizzazione del referendum illegale sull'indipendenza del 2017. Un referndum che la giustizia spagnola considera un tentativo di secessione.
Il capo dello Stato aveva già graziato, nel 2021, i leader separatisti condannati nel 2019 a lunghe pene detentive per la rivolta del 2017. Ma questa nuova concessione di Sanchez al radicalismo catalano rischia di aumentare - sottolineano gli osservatori - le già forti tensioni che travagliano il Paese iberico da quando le elezioni anticipate del 23 luglio scorso hanno lasciato la Moncloa senza maggioranze nette.
I partiti estremisti di destra e di sinistra hanno incendiato le piazze della Capitale nei giorni scorsi, per denunciare lo "scandalo" di un eventuale accordo - colpo di spugna per chi si è macchiato di una tentata secessione. I raduni dell'estrema destra davanti alla sede del Partito socialista a Madrid sono finiti in tafferugli con la polizia anche lunedì e martedì.
Se tornerà alla poltrona di primo Ministro, Pedro Sánchez rischia di dover fare i conti con una maggioranza che già dalle prime ore appare instabile. Il partito di Carles Puigdemont e gli esponenti del partito nazionalista basco, molto vicini al mondo imprenditoriale, difficilmente potrebbero votare a favore della riduzione della settimana lavorativa a 37,5 ore, la misura chiave dell'accordo di governo tra i socialisti e il loro principale alleato, la piattaforma di sinistra radicale Sumar.
Attentato a ex leader PP catalano, spari al volto
In Spagna, è stato ferito al volto, da colpi di armi da fuoco sparati in strada, in pieno centro a Madrid, l'ex presidente del Partito Popolare della Catalogna, Aleix Vidal-Quadras. Secondo fonti della polizia, Vidal-Cuadras è stato colpito intorno alle 13,30 nella centralissima via Nu'nez de Balboa nella capitale.
Secondo i servizi di soccorso, l'uomo era cosciente quando è stato trasferito in un ospedale di Madrid mentre la polizia municipale isolava la zona.