AGI - I carabinieri di Patti (Messina) hanno arrestato, in esecuzione di un'ordinanza agli arresti domiciliari, un dipendente del comune di Librizzi, addetto all'acquedotto e operaio manutentore per tentato incendio boschivo. Le indagini, coordinate dalla procura di Patti diretta dal procuratore Angelo Cavallo, sfociate nell'ordinanza del gip Ugo Molina, riguardano un episodio che risale al 17 settembre scorso. Quel giorno un vasto incendio aveva colpito una vasta area, circa 100 metri quadri, in località San Opolo nel Comune di Librizzi, nei pressi della strada provincia di Patti-San Piero Patti.
L'area, ricca di sterpaglie e macchia mediterranea era a poca distanza di un complesso di dieci case dove erano stati installati dei bomboloni del gas, si è dunque temuto che l'incendio si propagasse anche a questa area, per fortuna è stato subito spento. L'incendio seguiva ad altri che erano scoppiati nei giorni precedenti e da accertamenti si chiariva che era di origine dolosa. Le indagini, grazie anche a filmati di videocamere hanno permesso di risalire all'uomo.
Le telecamere hanno immortalato l'arrivo di una Bmw nera. Il conducente ha allungato il braccio dal finestrino lato guida lanciando alle pendici della collina, verso la vegetazione, un innesco, costituito da una piccola palla appallottolata bianca infuocata che appena veniva in contatto con la vegetazione prendeva fuoco.
Un video di 35 secondi che ha incastrato l'uomo. Le indagini si sono avvalse anche della collaborazione di alcuni volontari del servizio antincendio che avevano installato alcune foto-video trappole e che sono intervenuti subito per spegnere le fiamme. Gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Patti e della Stazione di Librizzi hanno portato all'uomo raggiunto da un provvedimento di arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
L'allerta per gli incendi in Sicilia non è finita
Da giorni il corpo Forestale e della Protezione civile regionale, assieme ai vigili del fuoco, sono impegnati a contrastare e contenere numerosi incendi, favoriti dalle temperature elevate e dal vento di scirocco, divampati soprattutto nella Sicilia occidentale e centrale, nell'area etnea e sulla fascia tirrenica. "L'allerta non è ancora finita, ma grazie alla dichiarazione dello stato di crisi deliberato dal mio governo mercoledì scorso abbiamo potuto richiamare in servizio quasi 1600 forestali e fronteggiare con più risorse questa nuova emergenza", ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
"Ho chiesto ai direttori del Corpo forestale e della Protezione civile - prosegue Schifani - di continuare a operare oggi e nei prossimi giorni con la massima attenzione per intervenire tempestivamente ed evitare danni a persone, beni, attività imprenditoriali e all'ambiente, anche individuando e denunciando gli autori di inneschi dolosi o di comportamenti colposi. L'azione del mio governo prosegue con decisione per migliorare il sistema di monitoraggio, prevenzione e spegnimento dei roghi. Le misure illustrate l'altro ieri all'Assemblea regionale siciliana vanno in questa direzione, a cominciare dalla Sala operativa unificata che realizzeremo nel quartiere Brancaccio di Palermo".
Migliaia di ettari di macchia mediterranea in fiamme nell'ultimo mese
Sono ben 161 incendi divampati nell'ultimo mese che hanno incenerito decine di migliaia di ettari di boschi e macchia mediterranea. È quanto emerge dall'analisi di Coldiretti su dati Effis, il sistema di monitoraggio europeo di Copernicus in riferimento ai roghi che hanno colpito l'Isola. Un fenomeno favorito dal vento caldo di scirocco e dalle alte temperature in tutto il meridione che nei primi 9 mesi dell'anno sono state superiori di ben 0,65 gradi alla media secondo elaborazioni Coldiretti su dati isac Cnr. Ma a pesare- sottolinea la Coldiretti - è la disattenzione e l'azione dei piromani con il 60% degli incendi che si stima sia causato volontariamente.
Ci vorranno almeno 15 anni - spiega la Coldiretti - per ripristinare completamente le zone verdi distrutte dalle fiamme con danni oltre diecimila euro all'ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici.