AGI - "Oggi ricordiamo il tragico disastro del Vajont, una ferita profonda nella nostra storia. Quasi 2 mila vittime, interi paesi spazzati via, una tragedia che poteva e doveva essere evitata. A distanza di 60 anni, il ricordo del Vajont resta un monito per tutti noi". A dirlo è Giorgia Meloni, che aggiunge: "Non dobbiamo dimenticare quanto è costata l'irresponsabilità umana in quella terribile notte del 9 ottobre 1963 a una comunità che era pienamente consapevole dei rischi, ma che rimase inascoltata".
Era il 9 ottobre 1963 quando si staccarono dal monte Toc 263 milioni di metri cubi di terra. La frana fu devastante e provocò a Erto e Casso in provincia di Pordenone e a Longarone nel bellunese, la morte di 1.910 persone di cui 487 bambini.
"In memoria di quella terribile tragedia, una ferita ancora impressa all'Italia tutta - ricorda ancora il presidente del Consiglio - il nostro impegno affinché eventi simili non si ripetano mai più nella nostra nazione". "Nel ricordo delle vittime del Vajont continueremo a lavorare per un'Italia più sicura", conclude.
Mattarella al cimitero di Fortogna
Sergio Mattarella è arrivato alla diga del Vajont - nel Comune di Erto e Casso - seconda tappa della sua visita per il 60esimo anniversario del disastro che fece 1.910 vittime tra cui 487 bambini. Il Capo dello Stato rimane per diversi minuti su un tratto della diga - chiamato 'tecnicamente' coronamento - guardando la vallata su entrambi i lati. Poi è stato accolto tra gli applausi nel piazzale dove incontrera' le autorita' locali. Al suo ingresso suona l'inno nazionale per l'inizio della cerimonia.
In precedenza il Capo dello Stato aveva reso omaggio alle vittime nel cimitero monumentale di Fortogna accolto da un coro di 487 bambini, accompagnato da Paolo Fresu, che ha intonato "Stelutis Alpinis". Ogni bambino sollevava un cartello con i nomi dei 487 giovani uccisi dalla tragedia.