AGI - Il drammatico incidente di Mestre ha riacceso a Novara il ricordo di una tragedia lontana nel tempo, ma con caratteristiche del tutto simili, che aveva gettato nel lutto la città. Con una coincidenza singolare, era anche in quel caso il 3 ottobre, 33 anni fa, nel 1990.
In un tardo pomeriggio piovoso, un pullman che trasportava 56 anziani dei Centri di Incontro della Caritas novarese, volava giù da un viadotto lungo l'autostrada A26 tra Masone e Ovada, nell'alessandrino. Anche in quel caso fu una strage: diciannove persone morirono (diciassette sul colpo e due a distanza di tempo) e trentadue rimasero ferite.
Il pullman faceva parte di una carovana di tre mezzi che aveva portato gli anziani in Liguria, ad Albissola, nel Savonese, dove avevano visitato la villa "Faraggiana", di proprietà del Comune di Novara. Era una tradizione: a chiusura delle iniziative estive, il Comune offriva agli anziani una giornata in compagnia in un luogo di rara bellezza.
Sulla strada del ritorno, sotto una pioggia battente l'autista del terzo pullman della comitiva novarese perde il controllo, sbanda, sfonda il guardrail e precipita nel vuoto finendo ribaltato in fondo ad un dirupo. L'allarme - in un tempo in cui i telefoni cellulari erano ancora merce rarissima viene dato da un automobilista di passaggio che raggiunge un vicino Autogrill e attiva i soccorsi. La notizia arriva in serata a Novara.
La città è sotto shock. Il sindaco di allora, Armando Riviera, raggiunge i feriti ricoverati negli ospedali dell'alessandrino. Tre giorni dopo la camera ardente e poi i funerali, celebrati in Duomo in un clima di grande commozione. La vicenda ebbe poi vari strascichi giudiziari: la ricostruzione consentì di scagionare completamente il giovane autista 33enne, morto nello schianto. Lungo e doloroso il contenzioso per i rimborsi delle assicurazioni. I morti di Ovada sono ricordati da una lapide fatta affiggere dal Comune qualche anno dopo i fatti all'ingresso del cimitero urbano.