AGI - Sarebbe fuggito utilizzando una corda da alpinista lunga 50 metri, 'passata' al detenuto per mezzo di un drone. Quello che è successo lunedì nel carcere 'Castrogno' di Teramo è da film. Così secondo una prima ricostruzione sarebbe evaso, Roland Dedja, albanese di 39 anni, rinchiuso in una cella da solo, finito in carcere per un'accusa di associazione a delinquere in tema di stupefacenti.
Qualcuno per ora rimasto ignoto, gli avrebbe passato gli attrezzi per evadere, tra questi un drone che avrebbe recapitato fino all'inferriata della cella, con due viaggi, dapprima il filo d'angelo utile per segare le sbarre e poi la corda da arrampicata, di quelle in uso in alpinismo. Uno o più complici, da sotto e dal punto più basso della recinzione alta 20 metri che cinge il penitenziario, ha fissato bene il capo distale della corsa e poi fatto salire l'altro dal drone, fino alla finestrella del bagno della cella del detenuto.
Qui il detenuto avrebbe agevolmente rimosso l'inferriata. Sceso in diagonale con la corda, l'albanese dal terzo piano ha toccato con i piedi la sommità del muro di intercinta, dal quale è riuscito a spiccare poi il salto verso la libertà, sicuramente aiutato da un complice. L'albanese era già fuggito dal carcere di Pisa, nel 2010, quando era in carcere per un omicidio e un tentato omicidio.Con un altro detenuto, Bledar Shehu, si calò con un lenzuolo oltre il muro di cinta. Entrambi vennero catturati qualche mese dopo.
Un detenuto di origini albanesi, quarantenne, con lunga pena da scontare, è evaso nella notte dal carcere di Teramo. Lo rende noto Gennarino De Fazio, leader del sindacato Uilpa Polizia penitenziaria, spiegando in una nota che "da quanto si apprende, probabilmente avvalendosi di un filo d'angelo, avrebbe tagliato le sbarre della finestra della propria cella posta al terzo piano dell'edificio per poi calarsi mediante una corda e darsi alla fuga".
"Ci sarà tempo e modo per approfondire la dinamica, ancora incerta per le notizie frammentarie che pervengono, ma di certo questo è l'ennesimo episodio che mette a nudo il fallimento totale di carceri colabrodo che non assolvono minimamente alla loro funzione", aggiunge De Fazio, osservando che "questa volta, per fortuna, non ci sarebbero stati feriti, diversamente da quanto è accaduto solo giovedì scorso con la fuga di un altro detenuto dall'ospedale San Paolo di Milano, ma non comprendiamo cos'altro debba accadere perché il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Governo Meloni prendano atto della divampante emergenza penitenziaria e agiscano di conseguenza con atti tangibili e concreti".
Il sindacalista, quindi, torna a sollecitare "un decreto carceri che, con procedure accelerate, consenta urgentissime assunzioni straordinarie nel Corpo di polizia penitenziaria, mancante di 18mila unità, la dotazione di adeguati equipaggiamenti e tecnologie e il deflazionamento della densità detentiva, nonché, parallelamente, un legge delega per riforme complessive e strutturali del sistema d'esecuzione penale, particolarmente quello inframurario, che reingegnerizzino il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria e riorganizzino il Corpo di polizia penitenziaria".