AGI - "Quarantadue ha realizzato per Netflix una docu-serie equilibrata, raccontando la storia di San Patrignano facendo affidamento esclusivamente alle testimonianze di chi era presente, ai documenti video del tempo e agli atti dei processi. L’intenzione era quella di non prendere alcuna posizione e lasciare che gli spettatori scegliessero di giudicare autonomamente quell’esperienza, e i numerosi attestati di stima ricevuti sia da parte dei sostenitori che dai detrattori della comunità ci hanno in qualche modo confermato di essere probabilmente riusciti nell’intento". Lo scrive in una nota la società 'Quarantadue srl' in relazione alla richiesta di archiviazione formulata nei suoi confronti dalla Procura di Rimini per l'accusa di diffamazione aggravata nata da una querela dei figli di Vincenzo Muccioli.
"Come ampiamente riportato dalla stampa nazionale - si legge nel comunicato - nell’aprile 2021 Andrea e Giacomo Muccioli, figli del fondatore della comunità per tossicodipendenti di San Patrignano Vincenzo, hanno querelato per diffamazione aggravata il fondatore della società di produzione Quarantadue e Netflix e per avere, all’interno della docuserie “SanPa: Luci e tenebre a San Patrignano', “offeso la memoria di Vincenzo Muccioli attraverso una ricostruzione distorta della storia della comunità e del fondatore, indicandolo come misogino e omosessuale” e aver lasciato intendere che “la sua morte sia da attribuire all’Aids, contratto a causa del suo stile di vita e dei suoi comportamenti privati.” La Procura della Repubblica di Rimini, prosegue 'Quarantadue', "ha effettuato accurate e approfondite indagini attraverso le quali ha potuto stabilire la bontà dell’operato di Quarantadue. Nella richiesta di archiviazione si afferma, infatti: “deve escludersi la responsabilità in capo agli indagati poichè la narrazione dei fatti è avvenuta con modalità e forme rispettose delle varie tesi senza che nella narrazione vi sia una adesione ad una versione piuttosto che un’altra”. Gianluca Neri, fondatore di Quarantadue, showrunner di 'SanPa' e autore della serie assieme a Carlo Giuseppe Gabardini e Paolo Bernardelli, dichiara: “Siamo contenti che la Procura di Rimini, nella persona del pm Davide Ercolani che ha condotto l’inchiesta, abbia riconosciuto i nostri sforzi di imparzalità nel raccontare una storia talmente importante per il nostro paese che ancora oggi, dopo più di 40 anni, la legislazione sul tema della droga rimane pesantemente influenzata da quell’esperienza. Avendo scelto di non utilizzare una voce narrante e basandoci esclusivamente sugli archivi e sulle interviste, neanche volendo avremmo avuto modo di sostenere una particolare tesi o dichiarare alcunché. Abbiamo invece intervistato e dato ampio spazio al figlio di Vincenzo, Andrea, così come abbiamo estesamente mostrato i casi in cui l’esperienza di San Patrignano ha salvato delle vite”.