AGI - "Purtroppo la prima cosa che spesso si crea attorno a chi sbaglia è il pettegolezzo, in cui tutti vengono a conoscere lo sbaglio, con tanto di particolari, tranne l'interessato! Questo non è giusto. Questo non piace a Dio". Così Papa Francesco introducendo l'Angelus.
"Non mi stanco di ripetere che il chiacchiericcio è una peste per la vita delle persone e delle comunità, perchè porta divisione, porta sofferenza, porta scandalo, e mai aiuta a migliorare e a crescere", ha sottolineato il Pontefice che ha commentato il brano del Vangelo odierno che parla di "correzione fraterna, che è una delle espressioni più alte dell'amore, e anche delle più impegnative, perchè non è facile correggere gli altri".
"Quando un fratello nella fede commette una colpa contro di te, tu, senza rancore, aiutalo correggendolo". "Un grande maestro spirituale, San Bernardo di Chiaravalle, diceva che la curiosità sterile e le parole superficiali sono i primi gradini della scala della superbia, che non porta in alto, ma in basso, precipitando l'uomo verso la perdizione e la rovina", ha detto citando "I gradi dell'umiltà e della superbia", ndr).
Gesù, invece, "ci insegna a comportarci in modo diverso - ha spiegato Francesco -. Ecco cosa dice oggi: 'Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va e ammoniscilo fra te e lui solò. Parlaci 'a tu per tu, lealmente, per aiutarlo a capire dove sbaglia. Fallo per il suo bene, vincendo la vergogna e trovando il coraggio vero, che non è quello di sparlare, ma di dire le cose in faccia con mitezza e gentilezza".
"Ma, possiamo chiederci, e se non basta? Se non capisce? Allora bisogna cercare aiuto. Attenzione però - ha avvertito -: non quello del gruppetto che chiacchiera! No. Gesù dice: 'Prendi con te una o due persone, intendendo persone che vogliano davvero dare una mano a quel fratello o a quella sorella che ha sbagliato".
"E se non capisce ancora? Allora, dice Gesù, coinvolgi la comunità. Ma anche qui precisiamo: non vuol dire mettere una persona alla gogna, svergognandola pubblicamente, bensì unire gli sforzi di tutti per aiutarla a cambiare. Puntare il dito contro non va bene, anzi spesso rende più difficile per chi ha sbagliato riconoscere il proprio errore. Piuttosto, la comunità deve far sentire a lui o a lei che, mentre condanna l'errore, è vicina con la preghiera e con l'affetto, sempre pronta a offrire il perdono e a ricominciare".
"E allora ci chiediamo: come mi comporto io con chi sbaglia contro di me? Tengo dentro la cosa e accumulo rancore? 'Me la pagherai...' questa parola che ogni tanto viene...", ha aggiunto a braccio. "Ne faccio motivo di chiacchiere alle spalle? Oppure cerco di parlarci? Prego per lui o per lei, chiedo aiuto per fare del bene? E le nostre comunità si fanno carico di chi cade, perchè possa rialzarsi e iniziare una vita nuova? Puntano il dito o aprono le braccia? Cosa fai tu, punti il dito o apri le braccia?", ha concluso il Papa.