AGI - "Ho sentito parlare di 'rieducazione' per gli stupratori. Ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza?". Sono queste alcune delle parole che la ragazza vittima dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio ha deciso di affidare, con una lettera, a "Zona Bianca", programma di Retequattro.
"Perché lasciarmi condizionare l'esistenza cosìtanto da persone che vogliono solo questo? Devo andare avanti - aggiunge - voglio farlo, controvoglia, ma devo riuscirci. Non solo perché voglio una vita migliore ma anche per mia madre, che nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso".
Alcuni giorni fa la vittima si era sfogata sui social e rispondendo a un commento malevolo aveva scritto: "Sono stanca. Mi state portando alla morte. Io stessa anche senza questi commenti non ce la faccio più. Non ho più voglia di lottare, ne per me ne per gli altri. Non posso aiutare nessuno se sto così. Non serve a nulla continuare. Pensavo di farcela, non è così. Se riesco a farla finita porterò tutti quelli che volevano aiutarmi sempre nel mio cuore".
Pochi giorni prima, in un altro post, aveva reagito a chi criticava il suo atteggiamento. "Ve lo dico in francese, mi avete rotto...con cose del tipo ah ma fa i video su tik tok con delle canzoni oscene è normale che poi le succede questo" aveva scritto in una 'storia' su Instagram, reagendo per la prima volta pubblicamente a insinuazioni sui social. "...Me ne dovrei fregare ma non lo dico per me", aggiungeva, "più che altro se andate a scrivere cose del genere a ragazze a cui succedono cose come me e fanno post come me potrebbero ammazzarsi. Sapete che significa suicidio'".
"Io - concludeva la 'storia' in cui definisce "animali" i responsabili dello stupro e chi insinua - rimango me stessa e manco se mi pagate cambio, perciò chiudetevi la boccuccia e continuate a guardarvi le altre tiktoker che si aprono le gambe nei video commentandoli col cuoricino piuttosto che giudicare una ragazza stuprata".
Il trasferimento in una comunità protetta
I segnali preoccupanti lanciati dalla diciannovenne stuprata a Palermo hanno avuto un'immediata ripercussione: la giovane è stata trasferita in una comunità protetta, fuori dal capoluogo siciliano, da carabinieri e assistenti sociali. Nel centro - attrezzato per casi come il suo - le sarà offerta anche la possibilità di lavorare.