AGI - La Dda di Firenze ha dato esecuzione stamani a quattro misure di custodia cautelare, firmate dal gip del tribunale di Firenze, nei confronti di peruviani coinvolti nel cosiddetto "racket delle camere" dentro l'hotel Astor, l'immobile occupato dove lo scorso 10 giugno è scomparsa la piccola Kata. Tra i destinatari delle misure disposte dal gip, c'è anche lo zio materno della bambina.
I reati contestati sono estorsione, tentata estorsione e rapina, commessi tra il novembre del 2022 e lo scorso maggio, nonché di tentato omicidio e lesioni gravi commesse il 28 maggio, quando secondo quanto ricostruito all'Astor vi fu un raid punitivo nei confronti di alcuni occupanti. Nello specifico, i quattro indagati, avrebbero attuato un primo pestaggio con mazza da baseball, minacciando di morte una coppia di connazionali ove non avessero lasciato la stanza.
Dopo essersi allontanati per qualche istante, gli aggressori avrebbero proseguito le violenze nei confronti di altri occupanti di una stanza vicina per far ritorno incappucciati nella stanza della coppia dirigendosi minacciosamente verso la vittima designata, che per timore di essere uccisa si appendeva con la mani al davanzale della finestra e si faceva cadere al suolo.
I reati contestati sono risultati commessi nel quadro di una illegittima attività di compravendita del diritto di occupare stanze in seno alla struttura alberghiera occupata a partire dal settembre 2022 da peruviani e rumeni, con esazione dalle persone che volevano entrare di somme dai 600 ai 700 euro.
I delitti a base estorsiva e di rapina risultano, secondo gli inquirenti, commessi con il ricorso alla minaccia e protesi alla consegna di somme di denaro. Lo scorso 17 giugno, una settimana dopo la scomparsa della bambina, l'hotel Astor è stato sgomberato.
Le iniziative giudiziarie odierne si collocano nel percorso investigativo in atto proiettato a individuare gli autori dell'ipotizzato sequestro di Mia Kataleya Chicclo Alvarez. perquisiti anche familiari Kata Su delega della Dda: l'esecuzione delle misure cautelari è stata curata da una cinquantina di appartenenti alla squadra mobile della questura di Firenze.
Eseguiti in correlazione anche dieci decreti di perquisizione da parte degli appartenenti al nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Firenze, nei confronti di più familiari della bimba rapita e di altre persone, in qualità di terzi non indagati, di interesse per le investigazioni in corso per il sequestro di persona a scopo di estorsione. Fatto quest'ultimo che vede il continuo impegno investigativo dal 10 giugno di più pubblici ministeri della Dda e oltre 50 militari dell'Arma dei carabinieri, Nucleo investigativo di Firenze, Ros di Roma e della sezione anticrimine di Firenze.
Al raid nell'albergo parteciparono in 14
Nel raid punitivo del 28 maggio scorso ai danni degli occupanti dell'ex hotel Astor di Firenze ci sarebbero state altre dieci persone, non ancora identificate, assieme ai 4 destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare chiesta e ottenuta dalla Dia nell'ambito dell'indagine in cui è coinvolto lo zio di Kata. Stando a quanto apprende l'AGI, inoltre, i quattro non solo avrebbero chiesto dai 660 ai 700 euro a chi occupava la struttura ma avrebbero preteso denaro anche quando alcune persone volevano visitare gli 'ospiti' e da questi ultimi anche somme dai 15 ai 50 euro per lavori di manutenzione che non è chiaro se venissero effettivamente svolti.
Oltre che per Abel Alvarez Vasquez (detto Dominique), zio materno della bambina sparita a giugno, il provvedimento di custodia cautelare riguarda Carlos De La Colina (detto Carlos), Nicolas Lenes Aucaucasi (detto Nicolas) e Carlos Manuel Salinas Mena (detto Manuel) tutti peruviani, di eta' tra i 37 e i 63 anni. Abel e Carlos vengono ritenuti anche responsabili di una rapina di 80 euro ai danni di un occupante colpito con un pugno al volto. Al centro dell'indagine c'e' il 'raid punitivo' del 28 maggio scorso per 'dare una lezione' ai cittadini sudamericani e dell'est Europa che stavano nella struttura alberghiera. Quella sera, i quattro insieme ad altre dieci persone non identificate avrebbero fatto irruzione nelle stanze colpendo le porte con mazze da baseball e bastoni di ferro minacciando gli occupanti di morte se non gli avessero dato il denaro richiesto. Nel tentativo di difendersi un uomo, che occupava la stanza insieme alla compagna, si era buttato dalla finestra procurandosi gravi lesioni. Di qui, l'accusa di tentato omicidio.
Ora si spera in una svolta per quanto riguarda le indagini relative alla scomparsa della piccola Kata.