AGI - La speleologa Ottavia Piana è uscita dalla grotta in cui era rimasta intrappolata dalla serata di domenica 2 luglio. Il lungo e complesso intervento di recupero dei soccorritori si è concluso.
Secondo quanto comunicato dal Soccorso Alpino e Speleologico, la giovane donn ha rivisto la luce alle ore 13:45 ed è stata trasportata in ospedale in eliambulanza.
Le operazioni sono state rese difficili da una frattura a una gamba già operata nove anni fa. Se l'è procurata domenica pomeriggio mentre si arrampicava cadendo e sbattendo contro la parete.
La speranza era di tirarla fuori lunedì sera ma il peggioramento delle condizioni meteorologiche non lo ha consentito e tutto è stato rinviato di 36 ore. Il percorso all'interno della grotta viene considerato non particolarmente complesso, è possibile camminare anche in piedi. Il problema è che la frattura rende tutto più complicato per Ottavia che si era calata per aprire una via nuova.
Segretaria nell'azienda di famiglia, ad Adro, appassionata di speleologia, mentre si arrampicava, la roccia a cui aveva fissato un appiglio ha ceduto.
Così, agganciata alla corda con cui stava procedendo, Ottavia Piana è caduta per un metro e mezzo, sbattendo una gamba contro la parete. Due compagni sono subito risaliti in superficie per chiamare i soccorsi, mentre gli altri due, come da prassi, sono rimasti sottoterra con la ferita.
Ottimisti i medici sulle condizioni di salute della donna. Al campo sportivo di Fonteno è stata allestita la base dei soccorritori: una sessantina gli uomini impegnati nel recupero, oltre che della IX delegazione del Soccorso alpino e speleologico lombardo, da Veneto, Piemonte, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna.
Ottavia Piana si era calata nell'abisso con altri quattro membri del Cai di Lovere per esplorare una nuova via, in risalita, della Bueno Fonteno, grotta abbarbicata tra la folta vegetazione del lago d'Iseo, nell'omonimo paese.
L'abisso Bueno Fonteno rappresenta un vero mondo sotterraneo densamente popolato da organismi altamente specializzati alla vita ipogea. È un complesso carsico verosimilmente molto antico al cui interno si sono sviluppate abbondanti comunità di invertebrati troglobi che hanno occupato i diversi ambienti che si incontrano all'interno dell'abisso.
Altri 'segni particolari' della grotta sono la costanza di temperatura, la totale assenza di luce e l'umidità sempre prossima alla saturazione. All'interno ci sono alcuni microambienti che si differenziano per la diversa disponibilità di acqua.
Le attività di ricerca sono state fino a ora portata avanti con l'intento di osservare i popolamenti di ogni ambiente all'interno del complesso anche per conoscere e mappare le comunità animali. La fauna troglobia attualmente conosciuta è costituita in maggioranza da invertebrati e i maggiori rappresentanti sono gli insetti (Phylum Arthropoda), in particolare i coleotteri.