AGI - Una pena più severa, ma non l'ergastolo che avrebbe voluto la procura generale di Torino. Alfredo Cospito è stato infatti condannato a 23 anni di reclusione, secondo quanto ha deciso la Corte d'assise d'appello di Torino.
L'anarchico, protagonista di un lungo sciopero della fame per ottenere la cancellazione del 41 bis, era stato già condannato a 20 anni di reclusione per l'attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano del 2006.
Il procuratore generale di Torino Francesco Enrico Saluzzo aveva chiesto per l'anarchico la pena dell'ergastolo e l'isolamento diurno per 12 mesi. Anna Beniamino, è stata invece condannata a 17 anni e 9 mesi, contro i 27 anni e 1 mese chiesti dal Pg.
La difesa: "Temevamo andasse peggio"
"Siamo assolutamente soddisfatti, 23 anni è una pena elevata ma avevamo timore che potesse andare molto, molto peggio". Così il legale difensore di Alfredo Cospito, Fulvio Rossi Albertini. "I giudici hanno marcato l'alveo su cui già si era inserita la Corte d'assise d'appello il 5 dicembre scorso, allorché inviò la questione di legittimità costituzionale alla Corte costituzionale".
Cospito: nessuna prova che abbiamo messo ordigni
Prima della decisione dei giudici, Cospito ha voluto rendere delle dichiarazioni spontanee. "In vent'anni di attentati di sigle anarchiche non c'è mai stato un morto. Chiaramente erano tutti attentati dimostrativi. Questo è solo un processo alle idee", ha detto l'anarchico detenuto in regime di 41 bis a Sassari. "Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, non siamo lo Stato", ha sottolineato. "In questo processo sono evidenti accanimento e stranezze, quando è successo l'attentato nessuno gli ha dato importanza. Poi la Cassazione ha trasformato una strage semplice in strage politica". E ancora: "Non c'è nessuna certezza che chi ha fatto quell'attentato voleva uccidere, non ci si può affidare a perizie fatte dopo. Non c'è nessuna prova che io e Anna abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano". Al termine delle dichiarazioni, la Corte si è ritirata in Camera di consiglio.
Il legale di Beniamino: "Una pena significativa ma siamo soddisfatti"
"Sono assolutamente soddisfatto. Semplicemente è stata ricondotta un minimo di ragionevolezza su questo procedimento". Così Gianluca Vitale, avvocato difensore di Anna Beniamino. "Non riconoscere la circostanza dell'articolo 311 - ha aggiunto Vitale - sarebbe stato abnorme, soprattutto dopo la pronuncia della Corte Costituzionale. La pena resta significativa ma siamo soddisfatti".