AGI - Claudio Carminati, pantaloni scuri, camicia bianca, rimane abbracciato alla bara di Anna Bozhkova col capo chino sul legno, baciandola più volte, per molti minuti. Si ridesta, i lineamenti mutati dal dolore, quando arrivano gli amici suoi e di lei, tanti da far riempire l’Abbazia di San Donato, quassù, nella parte più antica di Sesto Calende, dove sembra lontano il fruscio del lago, oggi di un serafico azzurro come lo era domenica 28 maggio prima dell'arrivo della tempesta che ha travolto la ‘Good...uria’ uccidendo la moglie dello skipper, cittadina russa, due agenti dell’Aise e un pensionato del Mossad.
Carminati si aggrappa a tutti e da tutti viene stretto con affetto. “Cos’è successo alla mia barca? Sono un uomo distrutto, come faccio adesso? Voi non potete immaginare quello che è accaduto…E’ stata una catastrofe”. “Terribile” ripete a ciascuno il comandante, ora indagato per naufragio ed epidemia colposi, lui che si era costruito da solo la barca per far godere ai turisti le meraviglie del lago. La chiesa straripa, qualcuno in fondo resta in piedi.
Claudio “è uno simpatico, allegro, suona la chitarra. Una persona perbene, non certo una spia”. Racconta un coltivatore di mirtilli che da anni gli vendeva i suoi frutti che Carminati trasformava in marmellate da spalmare nelle crostate da offrire ai passeggeri in gita.
‘E’ mancata improvvisamente Anna Bozhkova in Carminati classe 1973’ è scritto sul manifesto funebre in cui la donna appare in una piccola foto sorridente, seduta su una staccionata, in fondo sempre il lago. Anna e Claudio si era sposati due anni fa.
Lei, da quindici anni in Italia di cui dieci lavorando come badante, aveva una figlia da una relazione passata in Russia che non è riuscita a venire al funerale. C’è invece la sorella, vestita di nero, con scarpe e fascia nera nei capelli, sostenuta da altre donne della comunità russa che risiedono da queste parti e tengono tra le mani una candelina gialla il cui affievolirsi accompagna il lungo rito dei tre pope.
“Avete visto quanta gente è venuta per la mia Anna? Che donna era...” dice il comandante stringendo le mani sul sagrato.
“In tanti mi hanno chiesto il tuo numero per farti le condoglianze ma volevo chiederti se posso darglielo prima di farlo” lo avverte un’amica. “Ma io non ho più niente, nemmeno il telefono”. La Good...uria era la sua casa, in questi giorni lo aiutano il fratello, la sorella di Anna e gli amici.
Carminati non è residente a Sesto Calende, spiega il vicesindaco Edoardo Favaron, presente col primo citadino Giovanni Buzzi e un'assessora, ma a Monvalle, non molto lontano da qui, sempre sul lago.
“Resta un alone di mistero su questa vicenda”: a Favaron ancora molto non torna della trama dell'incidente e del resto i nomi dei sopravvissuti, tutti agenti dell’Aise e del Mossad, non si sanno e nemmeno si sa, caso quantomai strano per chi segue le cronache giudiziarie, il nome del suo avvocato. Gli inquirenti definiscono “delicata” anche questa informazione.
Qualcuno del posto si guarda attorno e osserva stupito: “Ma chi sono tutte queste persone?”. E c’è chi indica volti da potenziale ‘spia’, nutrito da suggestioni cinematografiche o, chissà, da un giusto intuito. Non sarebbe strano in una storia che vede protagonisti gli apparati dell'intelligence.
Una signora russa coi capelli biondi a spazzola si avvicina a una donna che ha fotografato Carminati e le intima di cancellare le immagini. Intimorita, la destinataria del diktat esegue. Alla fine delle esequie spunta un’auto dei carabinieri.
Anche al cantiere Piccaluga dove molti dei sopravvissuti sono arrivati a nuoto e dove Claudio e Anna vivevano sulla casa barca non sono graditi gli scatti. "Fuori di qui e niente foto o chiamo i carabinieri" ci esorta bruscamente un uomo dal finestrino senza qualificarsi. Il relitto dell'imbarcazione non tornerà a galla prima del 9 giugno: le operazioni sono molto più lunghe e complicate di quanto si immaginasse.