AGI - "Tutti noi dovremmo prendere sul serio la nostra 'influenza'. Non ci sono solo macroinfluencer con un grande pubblico, ma anche micro-influencer. Ogni cristiano è un microinfluencer". È quanto sottolinea il documento "Verso una piena presenza" del Dicastero per la Comunicazione che offre una riflessione pastorale sul coinvolgimento delle persone nella sfera digitale.
"Ogni cristiano dovrebbe essere consapevole della propria potenziale influenza, a prescindere dal numero di persone che lo/la seguono", continua il Documento che esorta a utilizzare il mezzo di comunicazione con uno stile cristiano che "deve essere riflessivo, non reattivo, anche sui social media".
"Dobbiamo essere tutti attenti a non cadere nelle trappole digitali nascoste in contenuti che sono intenzionalmente progettati per seminare conflitti tra gli utenti, provocando indignazione o reazioni emotive". "La nostra responsabilità aumenta con l'aumento del numero dei follower. Più è grande il numero dei follower più deve essere grande la nostra consapevolezza che non stiamo agendo a nome nostro".
"La responsabilità di servire la propria comunità, soprattutto per coloro che ricoprono ruoli di leadership pubblica, non può diventare secondaria rispetto alla promozione delle proprie opinioni personali dai pulpiti pubblici dei media digitali", si legge ancora nel testo che ricorda che "alcuni dei più autorevoli 'influencer cristiani' sono stati martiri. Il fascino dei martiri è che manifestano la loro unione con Dio attraverso il sacrificio della loro stessa vita".