AGI - Quattordici militari italiani del contingente Kfor appartenenti al nono reggimento Alpini L'Aquila sono rimasti feriti oggi pomeriggio durante le operazioni di contenimento di manifestazioni dei serbi che protestavano contro l'elezione di sindaci albanesi in aree del Paese a maggioranza serba. I tumulti si sono verificati nelle città di Mitrovica Nord, Zvecan, Zubin Potok e Leposavic.
Feriti 34 soldati Nato
La Kfor (Kosovo Force) - informa la nostra Difesa - è intervenuta "come forza d'interposizione tra la popolazione serbo kosovara e la Kosovo Police, giunta sul posto per consentire l'insediamento dei sindaci. Nel pomeriggio le proteste a Zvecan sono diventate violente e intorno alle 16.50 il lancio di molotov, con all'interno chiodi, petardi e pietre, ha provocato feriti tra le forze militari della Kfor.
"Al momento il bilancio riporta 34 feriti tra i soldati ungheresi, moldavi e italiani", aggiunge la Difesa, "tra i 34 feriti, 14 sono militari italiani, appartenenti al 9 Reggimento Alpini, non in pericolo di vita".
Al momento la situazione rimane "tesa" con le forze di Kfor presenti sul luogo a contatto con i facinorosi. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è in contatto con il Comando operativo di vertice Interforze, con il comandante della Kfor e con le autorità di Serbia e Kosovo. Ha appena parlato con il ministro della Difesa del Kosovo Armend Mehaj, sottolineando che "in questo momento e' di vitale importanza porre in essere tutte le azioni necessarie per mitigare le tensioni e scongiurare ogni possibile escalation tra le parti".
Tajani: "Tre militari in condizioni serie"
"Voglio esprimere solidarietà ai militari della missione KFOR rimasti feriti in Kosovo durante gli scontri tra manifestanti serbi e polizia kosovara. Tra di loro 11 italiani di cui 3 in condizioni serie ma non in pericolo di vita. I militari continuano ad impegnarsi per la pace", aveva scritto su Twitter il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, quando il bilancio dei feriti era ancora inferiore.
La missione KFOR della Nato ha usato oggi gas lacrimogeni e bombe stordenti per disperdere i manifestanti serbi che protestavano davanti al municipio per chiedere la rimozione del nuovo sindaco di una coalizione a maggioranza albanese.
Secondo il portale Kossev, la KFOR è intervenuta quando la folla si è rifiutata, nonostante l'appello dei loro leader politici, di lasciar passare due veicoli speciali della polizia kosovara, bloccati tra i manifestanti dalla mattina.
I manifestanti chiedono il ritiro di tutta la polizia speciale nell'edificio del municipio e alcuni media affermano che si sentono degli spari.
Meloni: "Inaccettabile, non tollereremo altri attacchi alla missione KFOR"
"Quanto sta accadendo" in Kosovo "è assolutamente inaccettabile e irresponsabile. Non tollereremo ulteriori attacchi nei confronti di Kfor". Lo afferma in una nota il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
"È fondamentale evitare ulteriori azioni unilaterali da parte delle autorità kosovare e che tutte le parti in causa facciano immediatamente un passo indietro contribuendo all'allentamento delle tensioni", aggiunge. "L'impegno del governo italiano per la pace e per la stabilita' dei Balcani occidentali è massimo e continueremo a lavorare con i nostri alleati", conclude la premier.
I serbi hanno boicottato le elezioni
I sindaci sono stati nominati in seguito alle elezioni locali organizzate dalle autorità kosovare il 23 aprile in quattro comuni a maggioranza serba, che hanno in gran parte boicottato il voto: a votare sono stati solo circa 1.500 aventi diritto, su circa 45.000 registrati.
I manifestanti chiedevano anche il ritiro delle forze speciali di polizia dispiegate nella regione da diversi giorni. La situazione molto tesa è degenerata proprio a Zvecan, dove le forze speciali hanno respinto un gruppo di manifestanti che ha cercato di entrare nel municipio.
La polizia ha dichiarato in un comunicato di aver reagito al tentativo dei manifestanti di sfondare un cordone di polizia "usando violenza e gas lacrimogeni". I serbi, i cui rappresentanti politici hanno abbandonato le istituzioni locali del Kosovo settentrionale a novembre in un braccio di ferro tra Belgrado e Pristina, hanno boicottato le elezioni comunali organizzate dal governo kosovaro ad aprile per porre fine a questo vuoto istituzionale.
Già venerdì si erano verificati incidenti quando questi consiglieri sono entrati in carica accompagnati dalla polizia.
La forza NATO dispiegata in Kosovo (KFOR) ha dichiarato di aver "rafforzato la sua presenza" nel nord del Paese e ha esortato Belgrado e Pristina a riprendere il dialogo condotto sotto gli auspici dell'Unione Europea per ridurre le tensioni.