AGI - E’ ancora in officina, a Ferrandina, nel materano, dallo scorso 10 di maggio, il Bibliomotocarro, la celebre biblioteca allestita su un'Apecar che Antonio Lacava, 78 anni maestro in pensione, porta in giro da 24 anni per le scuole, allo scopo di avvicinare i bambini al fantastico mondo della lettura. “ Il mezzo si è fermato mentre ero in viaggio da Ferrandina verso Bari- spiega Lacava- dove ad attendermi c’erano circa 200 bambini della scuola primaria del rione Libertà. Il meccanico ci ha messo un po’ a capire cosa fosse successo, ma il problema è fortunatamente in via di risoluzione”.
Difficile capire se per l’ex maestro sia stato più doloroso deludere, per la prima volta in 24 anni alla guida del Bibliomotocarro, le aspettative dei bambini cui avevano dato appuntamento, o ricevere la fattura del meccanico che, per riparare il mezzo, “è andato in giro per tutti i rivenditori e le officine della Basilicata”, spiega Lacava.
“Ci sono dei bambini che mi aspettano a Bari- racconta l’ex maestro- e spero di farci ritorno già il 31 maggio “. Quanto al Bibliomotocarro, Lacava racconta che “si tratta del terzo mezzo che cambio, ogni giorno percorro circa 500 chilometri e lo faccio senza ricorrere al traino di un carroattrezzi che, certo alla mia età mi faciliterebbe le cose, ma sicuramente toglierebbe al Bibliomotocarro tutto il suo fascino”.
Un’attività che l’ex maestro di Ferrandina porta avanti senza scopo di lucro, pagando di tasca propria anche le spese di manutenzione e riparazione del mezzo, ed è anche per questo, per sostenere la sua iniziativa, che in molti hanno aderito ad una raccolta fondi in suo favore lanciata nelle scorse ore su “Gofundme”.
“Lo apprendo con piacere- commenta Lacava- è il segno che il Bibliomotocarro è un simbolo a cui sono legate diverse generazioni di lucani che apprezzano il mio sforzo. Ho cominciato 24 anni fa con un mezzo di piccola cilindrata, perché intuì che la soluzione al problema della crescente disaffezione verso la lettura non poteva che essere quella di mettere le ruote ai libri, e metterne tre, quelle del mezzo più umile e lento ma più accogliente ed inclusivo che ci sia”.