AGI - Fino a venerdì non risultava ancora eseguita la sentenza di condanna per mafia nei confronti di Rosario Pio Cattafi, divenuta irrevocabile il 16 maggio, quando la Corte di cassazione, prima sezione penale, ha rigettato il suo ricorso proposto contro la sentenza emessa dalla Corte di appello di Reggio Calabria il 6 ottobre 2021 che lo ha condannato alla pena complessiva di sei anni di reclusione, per partecipazione alla famiglia di Cosa nostra di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, e per calunnia ai danni del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano e dell'avvocato Fabio Repici.
Proprio quest'ultimo, difensore di Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe Alfano ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto l'8 gennaio 1993, costituita parte civile nel processo, preso atto del mancato ingresso di Cattafi in carcere, ha inviato alla Procura generale di Reggio Calabria un formale sollecito per l'esecuzione della pena nei confronti dell'"avvocato", colletto bianco della mafia barcellonese, trait d'union fra Cosa nostra e apparati istituzionali.
A Cattafi, che è stato sottoposto a misura cautelare dal 24 luglio 2012 al 4 dicembre 2015, rimangono da scontare 2 anni, 7 mesi e 20 giorni di reclusione. "Per tali motivi, avuto riguardo alla pericolosità criminale e sociale di Rosario Pio Cattafi come sottolineata dalla statuizione di condanna ora irrevocabile", l'avvocato Repici ha scritto ai magistrati della Procura generale di Reggio Calabria sollecitandoli "alla più rapida emissione e alla altrettanto rapida esecuzione dell'ordine di carcerazione nei confronti di Rosario Pio Cattafi. È evidente, infatti - ha proseguito il legale della figlia dell'ultimo giornalista assassinato dalle mafie in Italia - che, tanto più avuto riguardo alle fonti di prova attestanti le collusioni criminali di cui Cattafi ha potuto godere in elevati ambiti istituzionali dei tre poteri dello Stato, non sarebbe dignitoso per la potestà punitiva dello Stato e rispettoso per i familiari delle vittime di mafia che sia Cattafi a scegliere l'istituto penitenziario nel quale iniziare la sua carcerazione e, conseguentemente, il Tribunale di sorveglianza che dovrà occuparsi dell'espiazione della sua pena".