AGI - Il 17 maggio del 1990 l'Organizzazione Mondiale della Sanità rimuoveva finalmente l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie: da quel momento non sarebbe più stato possibile affermare che l'attrazione verso le persone dello stesso sesso fosse una devianza o una patologia, dal momento che l'orientamento sessuale fa parte dell'identità di ogni individuo.
Sulla base di questa determinazione si fonda la risoluzione del Parlamento Europeo che il 26 aprile del 2007 ha scelto di dedicare una giornata alla lotta contro tutte le discriminazioni legate alla sfera personale: il 17 maggio è da allora la giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, a sostegno dei diritti della comunità LGBTQ+.
Definire chi con convinzione rifiuta la sola idea di essere definito sarebbe un controsenso. La giornata è dedicata al riconoscimento, ai diritti e all'uguaglianza di tutte quelle persone che non riconoscono in modo binario la propria identità di genere o sessuale: omosessuali, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali, agender, asessuali, famiglie omogenitoriali o "arcobaleno" e chiunque riconosca se stesso in una prospettiva queer.
Quali i temi toccati dalla giornata?
In primo luogo sensibilizzare a un'attività di concreto contrasto contro gli episodi di aperta violenza o subdole insinuazioni, di bullismo e di discriminazione, che è ancora significativamente sentita se è vero che, come rivelano i dati divulgati dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) il 40% dei lavoratori omosessuali evita di parlare della propria vita privata per non rischiare di venir discriminato a causa del proprio orientamento sessuale.
Proprio Unar promuove in occasione del 17 maggio la campagna di comunicazione e sensibilizzazione #unosguardoinpiù, e ancora in occasione della giornata l'ente rende noto l'imminente sblocco di ulteriori fondi destinati alla realizzazione di centri antiviolenza.