AGI - Roma è tutta un buco, meglio un colabrodo. Che frana e cede da molte le parti. In modi differenti, ma cede. Il quartiere Portuense e l'XI Municipio sono più suscettibili alle voragini, Parioli agli smottamenti, al cedimento dell'asfalto, altre parti della città si comportano in maniera mista, tra crolli, voragini e scivolamenti progressivi del terreno. Caratteristiche diverse per effetti comuni: le strade della capitale si aprono ogni giorno con le inevitabili conseguenze: traffico bloccato, circolazione impazzita, rete idrica e fognaria sempre a rischio.
Siamo pertanto ricorsi alla consulenza della geologa Stefania Nisio, dirigente tecnologo dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione, ambientale per capire meglio. A lei quale abbiamo chiesto di spiegarci le differenze del territorio della capitale, ormai devastato tra "voragini" e "frane", "buche" e "smottamenti". Cosa sta accadendo nel suolo profondo di Roma e anche alla su superficie? "Se ci riferiamo a Roma Nord e alla zone intorno alla Salaria, queste hanno il medesimo problema delle voragini che ha anche Portuense".
La mappa delle voragini
Ma quali sono le differenze tra le zone, il territorio? "Se ci riferiamo alla zona della Salaria, essa ha le medesime caratteristiche di un territorio che è stato cavato in antichità, infatti in quella zona è molto nota la presenza delle catacombe. Ho visto infatti che in questi giorni ci sono stati dei cedimenti in via Giordani, la zona di San Valentino, tutte zone conosciute per la presenza di vuoti sotterranei, quindi ritengo che perdite d'acqua nei sotto servizi possa generare fenomeni di franamento. Invece quando ci spostiamo nella zona più occidentale di Roma, quindi andiamo dalla zona Parioli verso Balduina e Monte Mario, lì problema è un pochino diverso, perché ci troviamo in luoghi dove c'è una grande pendenza, una grande energia di rilievo.
Sono tutte zone in salita, sicchè quando piove tanto l'acqua di dilavamento che s'infiltra nel primo strato del terreno va a dilavare gli strati di terreno sciolti e si creano dei vuoti più superficiali per questo motivo. La zona tra la Balduina e Monte Mario non presenta questa massiccia estensione di vuoti sotterranei come invece questa parte di Roma dove affiorano i tufi. Abbiamo reti di gallerie scavate per l'estrazione di materiali da costruzione, come accade per Portuense".
Ma è solo questione di sottosuolo e della sua conformazione o non c'è anche un problema di superficie che riguarda l'asfalto e la sua tenuta? Ci sono differenze pure in questo senso? "L'asfalto centra solo se parliamo di fenomeni superficiali, nel senso che il sottofondo stradale per lo più può determinare questi cedimenti, che sono le buche stradali, per una questione che attiene alla non troppa cura per lo stesso sottofondo. Però quando siamo in presenza di voragini più grandi, più profonde, allora non è più un problema di asfalto, ma di ciò che sta sotto l'asfalto: riguarda il dilavamento dei primi strati di riporto del terreno o della presenza di qualche vuoto ancora più profondo".
Il problema è patologico
C'è un rimedio? La questione è patologica per Roma. Voragini, buche, avvallamenti naturali possono esser dovuti alla conformazione del sottosuolo, come lei stessa spiega, ma il problema del dilavamento come lo si risolve? Cambiando la qualità dell'asfalto, per esempio? "Si risolve avendo più cura della manutenzione stradale in generale. Dobbiamo tener perciò presente che quando come in questo periodo piove molto bisogna avere delle zone di maggiore attenzione che devono esser maggiormente verificate e tenute d'occhio. I tombini che si ostruiscono o i problemi che riguardano la rete dei sotto servizi, dobbiamo stare più attenti, soprattutto in quelle zone che noi riteniamo più sensibili. Sappiamo bene ormai, con tutti i dati che abbiamo a disposizione e che sono migliaia e migliaia, quali sono le zone più critiche della città, quelle dove avvengono gli allagamenti, quelle sottoposte al dilavamento, quelle da attenzionare perchè ci sono importanti reti di cavità sotterranee.
Le zone rosse
Bisogna circoscrivere queste zone, ma è chiaro che non si può risolvere il problema di Roma in un attimo, però individuando delle zone rosse all'interno della città potremmo avere maggior cura nel fare dei sopralluoghi, nel tenere puliti i tombini, nell'aumentare la rete di scolo nei sotto servizi, evitare appunto gli allagamenti di alcuni tratti e questo migliorerebbe sicuramente la situazione generale". Quindi è un problema del Comune, sostanzialmente? "E' un problema di offrire delle soluzioni. Il Comune sta lavorando già tanto, ci sono delle cabine di regia, è semmai un problema di lavorare più in questo senso, cioè di ritenere questo problema come un problema importante tra quelli prioritari che la città deve affrontare e quindi investire del tempo e delle risorse anche su questo aspetto dei problemi della città".