AGI - "Mio fratello era abbastanza tranquillo e aveva le mani insanguinate e diceva 'questo è l'amante e l'ho ucciso". È un passaggio della testimonianza resa agli investigatori da Quemal Malaj, il fratello di Taulant, l'uomo che ha ucciso la figlia Gessica e il vicino di casa Massimo De Santis. Racconta di essere stato chiamato dal fratello "su messenger", di non aver sentito una prima volta la chiamata e poi di avergli ritelefonato. "Mio fratello voleva che lo raggiungessi subito perché aveva ucciso tre persone. Subito dopo mio fratello raggiungeva la mia abitazione con la sua autovettura e suonava ripetutamente il clacson in modo insistente", ha dichiarato Quemal Malaj.
I due, stando a questo racconto, avrebbero raggiunto il fratello a casa sua, che dista pochi minuti a piedi, in un secondo momento. "Non siamo entrati, dalla porta vedevamo un uomo a terra. Immediatamente dopo arrivavano ambulanza e carabinieri, io restavo fuori, mentre mia moglie entrava e prelevava e portava fuori il figlio minore di mio fratello".
Jessica ha difeso la madre fino alla fine
Jessica Malaj "ha cercato con coraggio e in tutti i modi e fino alla fine di difendere la madre dalla brutale aggressione". Lo scrive la giudice di Foggia Roberta di Maria nel provvedimento di convalida del fermo di Taulant Malaj. "I molteplici indizi acquisiti già nelle prime fasi delle indagini consentono di affermare già in questa sede - si legge nel documento - la penale responsabilità. Il quadro indiziario già grave e supportato dalla confessione si è consolidato a seguito dell'acquisizione dei filmati che hanno ripreso integralmente le scene in cui l'uomo colpiva ripetutamente e con chiara volontà omicida sia la moglie sia la figlia all'interno della sua abitazione".
Jessica Malaj è stata uccisa "con non meno di 4 coltellate al torace dove hanno sede gli organi vitali" dal padre Taulant Malaj e sul copro del vicino di casa dell'omicida, Massimo De Santis, "sono state riscontrate un numero non inferiore di 23 coltellate e questo è un dato sintomatico della furia omicida con la quale l'indagato ha agito, non lasciando sostanzialmente scampo alla vittima", scrive la gip Roberta di Maria nel provvedimento di convalida del fermo.
"Allo stesso modo - prosegue - la pervicacia con cui si è avventato armato di un coltello sulla moglie era tale da poterne cagionare la morte". "La mancata realizzazione dell'evento - spiega il magistrato - non è dipesa dalla presenza di circostanze note all'arrestato ma piuttosto dall'intervento di fattori esterni rappresentati oltre che dalla reazione della moglie dall'intervento della giovane figlia nonché probabilmente dalla convinzione di averla lasciata a terra esanime oltre che, naturalmente, dai trattamenti del personale sanitario".
Pericolo di fuga
Taulant Malaj "potrebbe fuggire in Albania" prosegue il gip. "L'indagato è nato in Albania - si legge nel provvedimento visionato dall'AGI - dove possiede un'abitazione e pertanto ivi avrebbe potuto rientrare nell'immediatezza dei fatti e potrebbe anche farlo se rimesso in libertà per sottrarsi alle conseguenze giudiziarie della sua condotta. È allora concreto e forte il pericolo che possa darsi alla fuga recandosi all'estero o facendo ritorno in patria".