AGI - Sono stato innamorato e ho avuto i miei dubbi sulla mia vocazione. Lo racconta in una intervista a Repubblica il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. "Certo che si'", risponde alla domanda se abbia mai avuto dubbi vocazionali, "Il confronto con la propria debolezza e il peccato c'è sempre. Ma ero in una compagnia, un popolo sacerdotale e di laici molto impegnato. Questo mi ha aiutato molto perché la Chiesa è comunione".
Quanto agli innamoramenti "Sicuramente. Ma ero più innamorato di Gesù Non ho dovuto lasciare nessuna". L'idea che una vocazione liberi dal dubbio e dalle incertezze "è una visione sbagliata, purtroppo qualche volta confortata quando abbiamo pensato che la santità significasse un modello perfetto, senza umanità, tanto da essere quasi disumana".
Del resto "anche il santo fa una grande fatica a trovare le risposte. Lo leggiamo anche nel Vangelo, che non è elisir di benessere, ma proposta di amore a persone che lo cercano ma ne hanno paura o pensano sia possesso. I discepoli spesso esitano, dubitano, non capiscono, interpretano Gesù con le categorie del mondo. Il Vangelo è un testo molto più umano di come spesso l'abbiamo raccontato. E poi il cardinal Martini diceva: 'Dentro ogni credente c'è un incredulo'". Ma, si badi "certamente" vale il contrario.