AGI - Il Napoli conquista il terzo scudetto a 33 anni dall'ultimo, grazie al pareggio di Udine. La città esplode di gioia, ma la notte di festa si macchia di sangue. Un 26enne, Vincenzo Cantone, è morto e altre quattro persone sono rimaste ferite da colpi d'arma da fuoco nella zona di piazza Garibaldi. Altre tre persone, invece, sono finite all'ospedale ferite dall'esplosione di petardi. Inizialmente ricoverato al Cardarelli, il tifoso classe 1997, è deceduto in seguito alle ferite riportate.
L'uomo è ritenuto vicino al clan dei D'Amico. La cosca è in lotta per il controllo del territorio contro i De Micco e da anni si contendono il territorio. Il ventiseienne era il figlio della sorella di Anna Scarallo, moglie del boss Antonio D'Amico. Gli spari avrebbero raggiunto il giovane vicino piazza Carlo III e non si esclude possa essersi tratto di un agguato. Da verificare se gli altri tre ragazzi medicati in ospedale per ferite da arma da fuoco, alcuni del quartiere di Ponticelli come la vittima, siano in qualche modo coinvolti.
Più di 200 feriti
Sono 203 i feriti arrivati nei pronto soccorso degli ospedali di Napoli gestiti dall'Asl Napoli 1 durante la notte dei festeggiamenti per lo scudetto. In questo computo ci sono i 4 coinvolti in quella che sembra una sparatoria, di cui uno è deceduto. Dei 203, 38 erano codici bianchi, 65 Verdi, 75 gialli e 22 rossi.
Oltre ai 4 colpiti da proiettili, ci sono persone con ferite da coltello, persone con ferite alla mano per a coppio di petardi, persone con lussazioni di spalle, persone con frattura di polsi e arti, persone con traumi oculari per colpi o petardi, persone con fratture del setto nasale, persone con ferite lacero contuse per incidenti o cadute, persone con traumi cranici, persone assistite per attacchi di panico, crisi asmatiche per inalazione fumogeni, e una in overdose di cocaina. Tra i codici verdi 3 poliziotti aggrediti. Assistiti dopo le 3 ubriachi e persone che avevano fumato droghe.
Napoli in delirio per il terzo scudetto
Il Napoli ha vinto a cinque giornate dalla fine del campionato, a 33 anni di distanza dai primi due dell'epoca di Diego Armando Maradona (1987, 1990), grazie a un punto regalato di Victor Osimhen a Udine (1-1). La festa, ritardata domenica dal gol nel finale della Salernitana (1-1), è cominciata ancor prima del fischio finale ai piedi del Vesuvio, tra le vie del centro e sugli spalti dello stadio partenopeo che ora porta il nome dell'idolo argentino dove piu' di 50.000 tifosi si erano dati appuntamento per seguire la partita su dieci schermi giganti.
"Una vera liberazione", ha detto una tifosa in mezzo alla marea umana che si è impossessata della notte, mentre i fuochi d'artificio illuminavano il golfo di Napoli. I festeggiamenti per questo meritato scudetto, visto che il Napoli ha dominato la Serie A, continueranno senza dubbio a segnare il ritorno al Sud di un titolo monopolizzato per 22 anni dai tre colossi del Nord, Juventus, Milan e Inter.
A Udine, ieri sera, anche migliaia di napoletani ad aver per non perdere questa storica partita, che ha messo fine a 33 anni di attesa. Un punto è proprio quello che serviva per garantire matematicamente l'incoronazione a cinque giornate dalla fine, prestazione record che finora solo quattro squadre avevano ottenuto.
Non è stato facile per questo Napoli, tanto meno brillante da settimane, sfinito al termine di una stagione a tutta velocità e sorpreso a Udine in avvio da un superbo tiro in porta dello sloveno Sandi Lovric). Il Napoli allora ha provato a spingere, ma con meno velocità e meno precisione. Le occasioni non sono state molte ma Osimhen, come spesso, non ha avuto bisogno di averne molte per pareggiare e liberare i suoi, al momento giusto per riprendersi un pallone restituito dalla difesa avversaria su corner.
Il nigeriano, capocannoniere in Serie A, non dimenticherà il 22esimo gol della sua immensa stagione, festeggiato come di consueto togliendosi la mascherina protettiva per andare a raccogliere l'ovazione dei tifosi napoletani in delirio. "Nessuno meritava lo scudetto più di noi", ha assicurato il nigeriano. "Poter offrire questo titolo ai napoletani è qualcosa che non dimenticheremo, è incredibile", ha aggiunto.
Il Napoli, che avrebbe potuto vincere, senza una grande parata di Marco Slivestri davanti a Piotr Zielinski, non può più essere ripreso dalla Lazio, seconda a sedici punti. Luciano Spalletti diventa, a 64 anni, l'allenatore più anziano a essere incoronato campione d'Italia, oltre i 61 anni di Maurizio Sarri quando vinse lo scudetto con la Juventus nel 2020.
La forza di Spalletti è aver creato una squadra entusiasta, lodata per il gioco offensivo, dove ognuno ha trovato il suo posto, compresi i subentrati che hanno segnato gol decisivi per lo scudetto come Giovanni Simeone o Giacomo Raspadori, oltre alle indiscusse stelle della stagione, Osimhen e Kvaratskhelia.
Questa stagione quasi perfetta, che ha visto anche il Napoli approdare per la prima volta ai quarti di Champions League, non era necessariamente prevista dopo le tante partenze della scorsa estate, soprattutto per riequilibrare i conti: Lorenzo Insigne, Kalidou Koulibaly, Dries Mertens o Fabian Ruiz.
Questo successo è anche quello del patron Aurelio De Laurentiis, 73 anni, produttore cinematografico romano che nel 2004 ha rilevato un club in bancarotta. Lo ha riportato prima in Serie A e poi stabilmente ai vertici del calcio grazie a una rigorosa gestione finanziaria, anche se questo gli è valso comunque la diffidenza di alcuni ultras contrari a una politica ritenuta troppo mercantile.
"È il culmine di un'attesa di 33 anni", ha detto dopo la partita, che ha visto allo stadio Maradona. Il Napoli gli deve una gioia come non si conosceva dagli anni '90 e che ovviamente sarà ancora enorme domenica a Napoli, in occasione della gara con la Fiorentina.
"È un'emozione grandissima. È da inizio anno che lottiamo per questo e finalmente lo scudetto è arrivato. È un trionfo meritato e non vediamo l'ora di festeggiare". Cosi' il capitano della squadra campione, Giovanni Di Lorenzo, ai microfoni di Dazn. "Una piazza come Napoli ha atteso troppo. Ci trasmette passione e amore. I tifosi sono stati incredibili anche oggi, sembrava di giocare in casa - aggiunge il capitano azzurro -. Mi sono goduto il momento insieme ai miei compagni. Abbiamo fatto un campionato strepitoso, chiudendolo nel migliore dei modi. I napoletani si meritano questa gioia".
E ancora: "La nostra è stata una crescita partita dopo partita. Siamo rimasti sempre uniti e ora siamo qui. Riportare lo scudetto a Napoli dopo 33 anni è incredibile. Essere accostato a Maradona ed essere il primo capitano dopo di lui a vincere lo scudetto mi lascia senza parole. Ho pianto insieme a Mario Rui a fine partita, con lui ho un rapporto splendido. Era dispiaciuto di non poter giocare".
"Finalmente - ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi - gli azzurri hanno vinto uno scudetto stra-meritato per gioco, passione e mentalità. Una squadra di giovani talenti, una società sana e un pubblico di tifosi straordinari: un mix vincente che rappresenta soltanto l'inizio di un ciclo di successi. Tutta Napoli, con gioia e responsabilità, ha sostenuto i giocatori: una squadra e una città vincenti oggi e in futuro. La visione e la programmazione a lungo termine pagano, a noi il compito di continuare a tenere sempre alto il nome di Napoli".
Festeggiamenti per il terzo scudetto del Napoli sono andati in scena anche in altre città italiane, fuochi d'artificio in piazza Duomo a Milano, e non solo.
Tifosi del Napoli anche a Union Square, con decine di bandiere e cori da stadio davanti al ristorante Ribalta, covo storico degli azzurri, suoni di clacson lungo la Roosevelt Drive, la grande arteria che scorre lungo l'East River. E anche a Brooklyn, Staten Island, al Queens, a Times Square, Battery Park e lungo la Broadway.
New York per un giorno si è trasformata in una piccola Fuorigrotta. In piena notte sono ancora migliaia le persone, soprattutto giovani, in giro per la città partenopea. Il cielo sopra Napoli è azzurro. E la festa, per il terzo scudetto, è soltanto all'inizio