AGI - La 'calata' dei tifosi è cominciata appena finito il pranzo domenicale. Tutti in strada, in ordine sparso, ma tutti diretti in centro. Chi non è riuscito a trovare un biglietto utile per la partita della stagione, ha voluto aspettare tra la folla il risultato. Perché la festa, spontanea, incontenibile, era già cominciata.
Con tanto di fuochi d'artificio, botti tanto potenti da far tremare le vetrate. E i fumogeni che hanno colorato d'azzurro corso Umberto, la strada che tutti conoscono come il "rettifilo". Una lunghissima striscia d'asfalto tra la stazione centrale e il monumento equestre di Vittorio Emanuele II.
In una manciata di minuti lo spartitraffico giallo ha diviso la folla che si incamminava a piedi indossando una maglia, una sciarpa, una parrucca, reggendo una bandiera, tutte rigorosamente azzurre. In giro anche un Osimhen con maglietta e biondo oro d'ordinanza.
Anche i tanti turisti stranieri, soprattutto, si sono mischiati al corteo rumoroso e disordinato che voleva raggiungere piazza del Plebiscito per brindare al risultato che si sperava diverso da quel pareggio che ha scandito le tappe d'avvicinamento. Per il primo gol un boato, per il secondo imprecazioni mai sentite.
È andata così, tutto rinviato a giovedì, ma il pareggio in casa e quel punto che ancora manca alla matematica certezza non hanno tolto il gusto di far baldoria fino a tarda sera.