AGI - "Gli atti da Locri? Avvocato, non glieli possiamo mandare in formato digitale perché qui non siamo telematici e non possiamo digitalizzare le 400 pagine del fascicolo dell'indagine". Il legale Marco Eller racconta all'AGI una vicenda che appare surreale e dimostra come il processo telematico sia una realtà ancora lontana, almeno in alcuni tribunali, nonostante i grandi investimenti degli ultimi anni anche, da ultimo, attraverso i fondi del Pnrr. Per il piano nazionale di ripresa e resilienza l'informatizzazione della giustizia, soffocata dalle carte e da ingorghi burocratici, è una delle priorità per rendere più svelti i procedimenti.
"Difensore, cioè io, a Milano, il mio assistito che risiede in provincia di Trento e il procedimento a Locri. Un caso in cui la via digitale dovrebbe essere di aiuto, insomma" ragiona Eller.
L'accusa per l'indagato è di estorsione a scopo sessuale via Facebook, la difesa dice invece che si tratterebbe di una 'sostituzione di persona' tramite il furto di una carta prepagata Postepay. Per un anno e mezzo, spiega Eller, "non abbiamo più saputo nulla del fascicolo, quindi supponiamo che si tratti di un'archiviazione".
Il difensore chiede la copia telematica dell'incartamento alla Procura di Locri. Viene contattato dalla segreteria del pm "due settimane dopo la sollecitazione". "Mi hanno detto: 'Qui non siamo telematici, le avrei mandato una Pec ma non so dove cercarla. Deve venire qui entro 5 giorni'".
Nemmeno gli sarebbe stata proposta una semplice scansione degli atti con trasmissione via mail "cosa che hanno fatto di recente in situazione analoghe le procure di Busto Arsizio e Trieste. E poi tutto entro 5 giorni, considerando che ci sono di mezzo festività varie, non è proprio facile. Alla fine pagherò un collega di Locri perché ci vada lui, nelle vesti di sostituto processuale, a prendere la copia e poi me la invii per mail. Tutto nel nome della meravigliosa telematizzazione del processo".