AGI - "Il 16 aprile di cinquant'anni fa l'Italia e Roma hanno vissuto una delle pagine più buie della storia nazionale". Lo afferma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un messaggio inviato al Presidente dell'Associazione Fratelli Mattei, Giampaolo Mattei, in occasione della cerimonia di commemorazione del cinquantesimo anniversario della strage di Primavalle.
"Con il rogo di Primavalle e il barbaro assassinio di Stefano e Virgilio Mattei, il nostro popolo è stato costretto a prendere coscienza di una realtà che si andava affermando ma che in tanti continuavano a voler ignorare: l'odio cieco e totale nei confronti dell'avversario politico. Un odio allo stato puro che stava divorando la mente e il cuore di molti e che stava avvelenando la Nazione. L'atroce uccisione di due giovani innocenti di 10 e 22 anni, colpevoli di essere figli del segretario della locale sezione del Movimento Sociale Italiano, fece toccare alla violenza politica un punto di non ritorno", si legge nel messaggio.
"La terribile strage di Primavalle non è rimasta, purtroppo, isolata. A essa è seguita una lunga catena di morte e dolore che ha insanguinato le nostre città, ha distrutto intere famiglie e ha segnato per sempre la vita di tanti nostri connazionali, lacerando il nostro tessuto sociale e contribuendo a spalancare le porte all'abisso del terrorismo". Afferma la presidente del Consiglio.
Gli anni dell'odio
"Erano gli anni dell'odio. Sì, erano gli anni nei quali l'avversario politico era un nemico da abbattere, erano gli anni dei cattivi maestri sempre pronti a giustificare anche il più orrendo dei crimini o a costruire false verità per coprire i responsabili, erano gli anni delle fazioni contrapposte e della delegittimazione reciproca. Il popolo italiano ha saputo superare quegli anni così duri. Non lo ha fatto senza difficoltà. Le cicatrici delle profonde ferite subite ne sono il segno concreto e, spesso, tornano a far male. Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l'hanno sacrificata a un'ingiusta violenza. Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l'Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale", prosegue Giorgia Meloni, nel messaggio. "È l'obiettivo che l'Associazione Fratelli Mattei persegue fin dalla sua fondazione e che era nel cuore della signora Anna, donna straordinaria che non ha mai smesso di chiedere giustizia per i suoi figli e che ha impegnato tutta la sua vita con la forza della testimonianza. È l'obiettivo che mi auguro tutte le forze politiche, le Istituzioni, le agenzie educative e la società vogliano porsi per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio di rispetto e tolleranza. Perché nel confronto politico non ci siano più nemici da abbattere o da distruggere, ma soltanto avversari, con i quali confrontarsi civilmente e nel riconoscimento reciproco", aggiunge la premier.
La tragica fine dei fratelli Mattei
Il 'Rogo di Primavalle' si consumò la notte tra il 15 e il 16 aprile del 1973 al terzo piano di una modesta palazzina di via Bernardo da Bibbiena 33, casa del segretario della sezione del Movimento sociale italiano, Mario Mattei, un ex netturbino. L'incendio doloso, provocato da un gruppo di militanti di Potere Operaio, uccise tra le fiamme i due fratelli Virgilio e Stefano Mattei di 22 e 8 anni, il resto della famiglia riuscì a fuggire.
La foto, pubblicata dai giornali, dei due corpi carbonizzati sulla finestra dell'abitazione provocò una condanna unanime anche se al contempo si fece strada una campagna stampa guidata da diversi intellettuali a difesa dei militanti della sinistra extraparlamentare accusati dell'episodio. Achille Lollo fu l'unico a finire in carcere preventivo dopo la condanna a 18 anni in appello per incendio doloso, duplice omicidio colposo e uso di esplosivo e materiale incendiario assieme agli altri due imputati Marino Clavo e Manlio Grillo (rimasti latitanti senza mai scontare neppure un giorno di reclusione).
La sentenza escluse l'aggravante di terrorismo. Durante il processo di primo grado, conclusosi con l'assoluzione degli imputati per insufficienza di prove, ci furono ripetuti scontri di piazza nei pressi di piazzale Clodio, sede del palazzo di giustizia di Roma, in difesa degli imputati. L'episodio più grave avvenne il 28 febbraio 1975, con violenti incidenti tra giovani di destra e di sinistra fuori dal tribunale, proseguiti in via Ottaviano dove davanti a una sezione del Movimento sociale venne ucciso a colpi di pistola lo studente greco Mikis Mantakas, militante del Fuan.
Lollo si rifugiò in Brasile prima della sentenza definitiva della Cassazione e la sua pena venne dichiarata estinta il 12 ottobre del 2003. Nel 2005, in una intervista, ammise di avere realizzato, con altri, un attentato dimostrativo con una bomba artigianale non esplosa, rivolto a Mario Mattei, ma sostenne sempre di non aver incendiato la casa con la benzina ("Non abbiamo mai pensato di farla scivolare sotto la porta per dar fuoco all'appartamento"). Sei anni dopo fece rientro in Italia e spiegò che l'azione venne eseguita da un gruppo di sei persone in tutto (lui compreso) e che doveva essere solo dimostrativa. Il 3 agosto del 2021 Lollo morì in una clinica di Trevignano Romano, all'età di 70 anni.