AGI - Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato l'ordinanza contingibile e urgente per abbattere l'orso che mercoledì scorso ha aggredito mortalmente tra i boschi di Caldes in Val di Sole, Andrea Papi, 26 anni, appassionato di running.
In Trentino l'85% degli orsi è schedato, ovvero sono identificati a livello di genetica. Restano esclusi gli orsi più giovani. Lo apprende l'AGI dalla direzione dei Servizi foreste e fauna della Provincia Autonoma di Trento.
Secondo la mappa delle segnalazioni, gli orsi del Trentino si trovano nella parte occidentale del territorio. In particolare in Val di Sole sulla destra orografica del fiume Noce tra Dimaro e Mostizzolo con concentrazione molto elevata sulle pendici del monte Peller. La zona dove è stato aggredito mortalmente il runner Andrea Papi è considerata ad alta presenza di orse con i cuccioli. Altre zone dove sono stati segnalati orsi sono la Val Rendena, Storo, Spormaggiore, Andalo e l'Alto Garda. In passato alcuni 'orsi trentini' hanno sconfinato in Alto Adige e persino in Austria.
"La responsabilità di questa morte è della Provincia di Trento che per 24 anni non ha educato i cittadini alla convivenza con gli orsi sul territorio. Non ha educato come comportarsi all'incontro con un orso, alla gestione dei rifiuti con la creazione di cassonetti anti-orso: se l'orso abbina la presenza di cibo in un centro abitato è finita".
Lo ha detto all'AGI Massimo Vitturi, responsabile Area Animali Selvatici della Lav nazionale in merito alla gestione della presenza degli orsi sul territorio da parte della Provincia Autonoma di Trento. "I residenti del Trentino hanno perso la consapevolezza della presenza dell'orso - dice Vitturi -. A metà degli anni '90 in Trentino c'erano solo tre orsi maschi anziani e ciò significava che la popolazione era biologicamente estinta. Il progetto Life Ursus di reintroduzione era esclusivamente di carattere scientifico che aveva l'obiettivo di dare una continuità della presenza dell'orso sul territorio. Successivamente il progetto ha avuto un volano turistico".
"La Provincia, parlo delle amministrazioni che si sono succedute in questi 24 anni, non ha mai fatto nulla per ricreare tra i cittadini il concetto di orso sotto l'aspetto culturale - afferma ancora Vitturi -. Se i cittadini che vanno nel bosco sono consapevoli che potrebbe cadere un ramo o piovere, la Provincia non ha educato i cittadini che con la presenza degli orsi il territorio è cambiato, sicuramente in meglio perché c'è biodiversità, ma doveva porre maggiore attenzione. Perché in Abruzzo non accadono certe aggressioni? Perché l'orso non si è mai estinto, la consapevolezza della presenza è stata tramandata da padre in figlio".
Il responsabile che si occupa degli animali selvatici della Lav aggiunge che "nulla è stato fatto nonostante dal 2002, quando c'era una dozzina di orsi, esisteva un'ordinanza provinciale che metteva in evidenza la necessità di adottare un programma per i cittadini per prevenire gli incidenti e nel 2016 sia stato creato un progetto informativo per educare cittadini alla convivenza". Rispondendo alla domanda se anziché abbattere gli orsi potrebbero esserci dei trasferimenti degli animali all'estero, Vitturi ha spiegato: "Certo che si possono trasferire, è sicuramente un'alternativa all'abbattimento come accaduto per M57 e DJ3 che sono rispettivamente in uno zoo in Ungheria e l'altro in un santuario (ampia zona recintata protetta, ndr) in Germania".