AGI - Un'organizzazione italiana indipendente, Still I Rise, nata per offrire istruzione e protezione ai minori profughi e vulnerabili è stata nominata al Nobel per la pace. La proposta è arrivata dalla Repubblica di San Marino e, cosa inaspettata, è stata sostenuta da due esponenti di partiti differenti. "È un momento emozionante - spiega all'AGI Giulia Cicoli, Direttrice Advocacy di Still I Rise - un incoraggiamento incredibile. Siamo felici che arrivi da due consiglieri, Sara Conti e Giuseppe Morganti, che, pur facendo parte di schieramenti opposti, si sono trovati concordi su di noi".
Qualche anno fa, Still I Rise venne citata già una volta in ambito Nobel, perché la persona indicata per ricevere l'ambito riconoscimento era Nicolò Govoni, attivista e scrittore, che dell’organizzazione è il Presidente e Direttore esecutivo. Questa volta, l'indicazione è invece per tutta l'organizzazione. "Ed è un messaggio bellissimo che ci spinge a fare ancora di più - prosegue Cicoli - Ovviamente restiamo con i piedi per terra: al Comitato sono arrivate 305 nomine, tra individui e organizzazioni, però per noi questo è già un grande successo, siamo felici e cercheremo di fare sempre meglio e di dare il massimo".
Ma cosa fa Still I Rise: "Il nostro primo obiettivo - spiega la direttrice - è dedicarci al recupero, all'educazione e alla protezione dei bambini profughi e vulnerabili. Lo facciamo attraverso le nostre scuole, di emergenza o internazionali". Un progetto interessante e talmente ben riuscito che Still I Rise è entrata nel circuito del Baccalaureato Internazionale, uno dei sistemi educativi più prestigiosi e all'avanguardia: l’organizzazione offre questo percorso educativo in maniera totalmente gratuita a minori in situazioni di vulnerabilità.
"Come associazione ci stiamo espandendo sempre di più - afferma Cicoli - ci sono tante iniziative in corso, ma le scuole internazionali, come quella di Nairobi in Kenya, sono il nostro fiore all'occhiello. Abbiamo poi scuole di emergenza e riabilitazione in Repubblica Democratica del Congo e in Nord Ovest della Siria, mentre abbiamo concluso le attività della scuola Mazì, in Grecia, perché ormai i minori vanno tutti a scuola pubblica e il nostro apporto è diventato superfluo. Questo tipo di approccio ha infatti l’obiettivo di intervenire in contesti dove i ragazzi non hanno accesso all'istruzione scolastica per vari motivi e di reintrodurli nella scuola pubblica".
Mazì, sull'isola di Samos, fu una "perla" nel caos della gestione della questione profughi attraverso il famoso campo sull'isola. Grazie alla prontezza di alcuni ragazzi che diedero vita a Still I Rise, fra cui Nicolò Govoni e Giulia Cicoli appunto, la scuola Mazì riuscì nell'impresa di "strappare" letteralmente i minori alla vita del campo e a mandarli a scuola, a garantire ore di educazione facendo recuperare il tempo perduto. Fu un bellissimo esempio di un progetto nato nell'emergenza, e poi concluso una volta terminato il compito. Il modello è portato però avanti in altri contesti differenti, come nel Nord Ovest della Siria e nella Repubblica Democratica del Congo.
“Le difficoltà in questi Paesi sono tante e molto complesse - continua Cicoli - Nel Nord Ovest della Siria ci sono oltre 4 milioni di persone che dipendono dagli aiuti umanitari, il terremoto è stato devastante e le infrastrutture sono al collasso. I nostri studenti e le loro famiglie qui sono al limite della sopravvivenza. Molti bambini sono rimasti orfani di uno o entrambi i genitori e devono andare a lavorare".
E cosa fate in quel caso? "Cerchiamo di sostenere le famiglie, per i generi di prima necessità - prosegue Cicoli - in modo che i minori possano andare a scuola. C'è anche il problema dei matrimoni precoci per le ragazze. Insomma, c'è molto da fare nel Nord Ovest della Siria.”
Anche in Repubblica Democratica del Congo la situazione è molto critica. “Da questo Paese deriva il 70% del cobalto mondiale: noi operiamo a Kolwezi, nei pressi delle miniere, e la maggior parte dei nostri studenti è costituita da ex bambini minatori. L'estrazione avviene con una serie di abusi notevoli nei confronti soprattutto dei minori, ma anche degli adulti”.
Still I Rise mira ad aprire una scuola anche in Italia: "Sì - afferma la direttrice - e sarà internazionale come quella di Nairobi. Stiamo lavorando anche per aprirne un'altra in Colombia, a Bogotà, dove siamo in fase di realizzazione del progetto di apertura. Dopodiché nel 2024 sarà la volta dell'Italia, ma ancora è presto definire il luogo esatto".
Come mai niente Ucraina? "Semplicemente perché - sottolinea Giulia Cicoli - quel contesto non aveva bisogno di noi. Siamo andati sul posto per capire se potevamo essere utili, ma no, non lo eravamo. C’era già molto sostegno da parte dell’Unione Europea, che si è mossa con tantissimi fondi, e da parte delle organizzazioni che hanno attivato progetti con quei fondi istituzionali che noi invece rifiutiamo. C'è inoltre un trattamento diverso per gli ucraini rispetto agli altri profughi: a loro viene dato da subito un permesso per circolare e lavorare, per esempio. Noi facciamo educazione e il nostro sostegno in questa situazione era superfluo: tanti minori hanno infatti proseguito le scuole online con il curriculum ucraino. Quindi abbiamo scelto di dirigerci altrove, dove tutto questo non c'è. Ovviamente monitoriamo la situazione - conclude - ma preferiamo rimanere in contesti dove possiamo essere utili e mettere in atto la nostra filosofia".