AGI – L’ex procuratore di Milano Alfredo Robledo, che si è occupato per molti anni di reati contro la pubblica amministrazione, ritiene che il nuovo codice degli appalti possa provocare “una valanga di ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato e per ultimo alla Cedu” perché violerebbe i principi in materia stabiliti dalla direttiva 24 del 2014.
“Concordo appieno con le perplessità espresse dal presidente dell’Anac Giuseppe Busia – dice all’AGI -. Le nuove regole sono contrarie in particolare ai principi di parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione a cui bisognerebbe attenersi secondo questa direttiva. Il nuovo codice risponde a una logica da Far West, del 'liberi tutti', dell’’uomo del fare’ senza nessuna attenzione all'interesse comunitario. Così si sveltiscono le procedure ma senza tenere conto dei principi per il bene comune a cui bisognerebbe obbedire”.
Robledo intravede “il rischio molto concreto di un blocco del sistema a causa della marea di ricorsi che saranno proposti dalle aziende escluse”. “C’è poi il rischio - aggiunge, sempre in accordo con quanto dichiarato da Busia - che nei Comuni gli appalti piccoli, che poi sono la maggioranza, vengano decisi dai potentati locali o da logiche di parentela”.