AGI Si sono conosciuti sui social prima della pandemia, ma si sono incontrati per la prima volta di persona solo sabato scorso, a Roma, per partecipare alla maratona. Fabio Orrù, 42 anni, originario di Villaputzu (Sud Sardegna), commesso in un market di Muravera ed ex calciatore a livello amatoriale, e Stefano Petranca, 46 anni, atleta e triatleta paralimpico non vedente, originario di Corigliano d'Otranto (Lecce), hanno corso per 42 chilometri uniti ai polsi da un cordino di circa 40 centimetri, in mezzo ad altri 30 mila partecipanti.
Al traguardo sono arrivati dopo 4 ore e 50 minuti, ma la loro non è stata una sfida per ottenere il tempo migliore. Oltre al desiderio di incontrarsi per correre insieme, hanno deciso di raccogliere dei fondi per l'Airc, l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro.
La prima maratona come guida Fabio Orrù l’ha disputata nel 2017 a Milano, con Chiara, un’atleta non vedente originaria di Firenze.
Il gruppo 'Disabili in corsa'
“Ho iniziato a correre con l’associazione sportiva Sarrabus Runner e dal 2017”, racconta all'AGI, “ho deciso di legare questa mia passione alla solidarietà e di raccogliere fondi a favore della ricerca. Tutto è partito da una gara a Porto Corallo, vicino al mio paese. Mentre correvo si è affiancato un ragazzo e abbiamo iniziato a chiacchierare. Mi ha raccontato che faceva da guida a un suo amico atleta non vedente. La sua storia mi ha affascinato tanto e, alla fine della gara, ho gli chiesto di entrare a far parte del gruppo ‘Disabili in corsa’. Da quel momento ho deciso che volevo essere anche io una guida per persone non vedenti. Lo faccio a livello amatoriale. Ho cinque amici non vedenti con i quali ci sentiamo ogni volta che abbiamo voglia di fare una gara. Ho scoperto, tra l’altro, che in Italia ci sono pochissime guide”.
“Quando si corre accanto a una persona non vedente, la fatica della competizione passa in secondo piano. Si crea una fortissima empatia. Per provare a immedesimarmi nel compagno o nella compagna che ho vicino, ogni tanto provo a chiudere gli occhi anch'io. Una guida deve correre, supportando chi non vede e deve stare attento, ad esempio, anche a fargli o a farle evitare un ostacolo, una semplice bottiglia di plastica schiacciata per terra, una buca oppure altre persone che corrono senza badare a chi hanno vicino”.
Il regalo della fidanzata
La decisione di correre insieme a Stefano Petranca, è nata mesi fa. “A settembre dello scorso anno”, racconta Orrù, “la mia fidanzata mi ha regalato per il mio compleanno un pettorale con l’iscrizione alla maratona di Roma. Non correvo da un anno e mezzo a causa di una pubalgia e il fatto di rimettermi in gioco è stata inizialmente una scommessa che volevo fare con me stesso. Poi, siccome la mia fidanzata aveva perso sua madre a causa di un tumore, quando aveva solo dieci anni, ho contattato l’Airc, intenzionato a raccogliere dei fondi per la ricerca e loro mi hanno suggerito di aprire una pagina”.
Orrù ha così attivato una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding ‘Rete del Dono’ all'indirizzo https://www.retedeldono.it/it/iniziative/fondazione-airc/fabio.orru/fabio-e-stefano-corriamo-per-fondazione.
“Con l’iscrizione alla pagina, dopo avere raggiunto i primi 250 euro di donazioni”, evidenzia, “mi hanno dato in omaggio un pettorale. Io, però, lo avevo già e, quindi, ho pensato di regalarlo a Stefano. L’ho contattato e gli ho proposto di correre con me a Roma, spiegandogli che desideravo fare questa gara assieme a lui e, allo stesso tempo, raccogliere dei fondi per l’Airc. Gli ho anche confidato che all’arrivo, sotto il traguardo gonfiabile, avrei fatto anche la promessa di matrimonio alla mia fidanzata. Ci siamo allenati per tre mesi, prima della maratona, io in Sardegna e lui in Puglia, e sentiti continuamente al telefono e tramite messaggi. Ci siamo motivati a distanza”.
Al traguardo fra pianto e risate
Il giorno prima della maratona di Roma i due runner si sono incontrati per la prima volta. “Mentre correvamo gli ultimi due chilometri”, afferma Orrù, “abbiamo riso, scherzato e abbiamo pianto un bel po' per l’emozione. Siamo arrivati al traguardo in 4 ore e 50 minuti, ma il senso non era certo quello di fare un ottimo tempo, ma goderci insieme quest'esperienza indimenticabile e molto forte per entrambi dal punto di vista emotivo. Un ringraziamento grandissimo lo faccio anche a tutti i miei compaesani e alle mie compaesane, a tutto il Sarrabus e tutte le persone che ci hanno sostenuto e hanno tifato per noi”.
Stefano Petranca, ha iniziato a correre 16 anni fa, ma è un appassionato anche di duathlon, triathlon e di percorsi in montagna. “Questa è stata la mia quinta volta con la maratona di Roma”, spiega all'AGI, “ma è stata un’emozione indescrivibile. Tra maratone e ultramaratone ne ho corse finora 14. Quella di domenica 19 marzo racchiude tante circostanze. Con Fabio ci siamo conosciuti circa due anni prima della pandemia tramite i social ed è nata un’amicizia che abbiamo portato avanti in tutti questi anni. Entrambi siamo appassionati di maratone così, alla prima occasione, l’ho invitato qui nel Salento”. Quella maratona, però, a causa delle restrizioni per la pandemia, è saltata e i due atleti alla fine non si erano potuti incontrare.
“Nel frattempo io avevo deciso di non fare più gare tanto impegnative. Quando, però”, racconta Petranca, “si è creata la possibilità di fare quella di Roma quest’anno, ho deciso di accettare la proposta di Fabio, perché mi ha spiegato che l’avremmo fatta per una buona causa e per raccogliere fondi per l’Airc. Inoltre, ci saremmo anche potuti conoscere finalmente di persona. Per noi atleti non vedenti le guide sono fondamentali, perché solo grazie a loro siamo liberi di ‘volare’. A unirci è un cordino lungo circa 40 centimetri. Per chi non vede, quello di Roma non è un percorso semplice, ma con Fabio si è creata fin da subito un’empatia incredibile. È stata un'esperienza talmente bella che stiamo già pensando alla prossima maratona. La nostra intenzione è provare a correre insieme di nuovo in autunno, ad Assisi”.