AGI – Primo giorno di primavera, da ventotto anni per Libera giorno di rinascita delle coscienze nel segno della memoria per le vittime innocenti delle mafie. “Sono 150 anni che parliamo di mafia - il monito di don Luigi Ciotti in uno dei passaggi del suo lungo intervento conclusivo - oggi noi qui da Milano diciamo che è possibile. È possibile un mondo senza mafie, un mondo di verità e giustizia. Vi prego contagiate gli altri, scuotete le coscienze. Le mafie uccidono le speranze. Allora forza, ne vale veramente la pena”.
La Madonnina d’oro della Cattedrale veglia sulle 70 mila persone che questa mattina hanno attraversato la città da Corso Venezia, giungendo da tutta Italia in una piazza Duomo tinta di giallo, arancione e fucsia per un giorno. Tra loro, oltre 500 famigliari delle vittime che sono arrivati anche dall’estero, sin dal Messico, hanno sfilato in mezzo a migliaia di scolaresche e scout. Presenti alla manifestazione la segretaria del Pd Elly Schlein, il segretario della Cgil Maurizio Landini, il dem Gianni Cuperlo, l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e il sindaco di Milano Giuseppe Sala.
Da Schlein l’appello “al governo e a tutte le istituzioni” a fare “uno sforzo in più sulla lotta alla mafia”, che non si fa “alzando il tetto del contante”, semmai alzando “la guardia” che deve essere “massima” e trasversale alla “politica tutta” perché “questa è una battaglia fondamentale in un paese come il nostro” con “la corruzione e l’infiltrazione economica delle mafie nell’economia, oltre che nelle istituzioni, un elemento che aumenta le diseguaglianze”.
Il ‘popolo di Libera’ è tornato così nel capoluogo lombardo dopo tredici anni, e al nord dopo tre, quando nel 2019 l’associazione di don Ciotti scelse Padova. Milano non a caso: ricorrono infatti anniversari importanti in questo 2023, il trentennale della Strage di Palestro e il decennale dei funerali civili organizzati dal Comune di Milano per la testimone di giustizia Lea Garofalo.
In piazza Duomo, le prime a prendere parola sul palco sono state Emanuela e Simona, figlie di Piero Carpita, ucciso nel 1990 a Bresso durante una sparatoria tra clan di ‘ndrangheta e camorristi: “Siamo cresciute pensando che nostro padre si fosse trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma era la mafia che non doveva trovarsi in quel luogo. L’omicidio di nostro padre non fu una fatalità, anzi, dimostrò la presenza mafia in questa città”.
Subito dopo l’intervento di Roberto Montà, sindaco di Grugliasco e presidente di Avviso Pubblico che in prima battuta ha voluto salutare gli amministratori ucraini per poi denunciare come “le mafie hanno consenso tra gli amministratori, i dirigenti pubblici e gli imprenditori: dobbiamo prenderci l'impegno di rompere queste catene perché ne va della democrazia del paese”, con “l’astensionismo” che è “sintomo di una politica malata”.
Quindi la lunga lettura dei nomi delle 1069 vittime innocenti censite da Libera. A dare il via il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ricordando "quelle di cui conosciamo le storie, quelle di cui sappiamo solo il nome e tante di cui non abbiamo conoscenza".
Ha proseguito l'elenco il prefetto di Milano Renato Saccone, seguito un centinaio d’altri tra cui la segretaria del Pd Elly Schlein, il segretario generale Cgil Maurizio Landini, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, l’ex presidente del Senato Piero Grasso, la coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia milanese Alessandra Dolci, il segretario della Cgil Milano Massimo Bonini, don Virginio Colmegna, don Gino Rigoldi, il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti.
“A tutte le vittime innocenti delle mafie va la nostra memoria e il nostro impegno” le parole con cui Giancarlo Caselli, già procuratore capo di Palermo dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio, ha chiuso il momento più caldo del 21 marzo, quello del più grande abbraccio ai famigliari.
E come sempre è stato don Ciotti a sigillare questo abbraccio. Quaranta minuti di discorso in cui il fondatore di Libera e Gruppo Abele ha sferzato la piazza e il Governo: evitare la normalizzazione delle mafie, una peste da sradicare dalla radice, trovare nuove strategie per combatterle tanto sono saldate alla violenza bianca del capitale economico, difendere la sacralità delle istituzioni dai grovigli della corruzione e della massoneria.
Ciotti ha quindi ringraziato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che oggi a Casal di Principe ha reso omaggio alla memoria di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra nel 1994: “Sono molto contento che sia andato a Casal di Principe, io ero lì domenica, nel giorno dell'uccisione - ha detto - Don Peppe era un ribelle ai silenzi opportunistici, siatelo anche voi".
La chiusura, come l’apertura, sulle note di ‘Imagine’ che accompagnano i nomi delle 88 vittime accertate della strage di Cutro. Scorrono sul maxischermo mentre don Ciotti solleva una maglia. "Kr vuol dire Crotone, 46 vuol dire 46esimo corpo trovato, la O sbarrata vuole dire bambino morto che ha meno di un anno. Non abbiamo ancora tutti i nomi – ha concluso - ma noi vogliamo ricordare anche tutti loro e abbracciarli tutti perché il dolore delle famiglie è uguale per tutti e immenso".