AGI - La circolare della Prefettura di Milano mette due punti fermi e un punto di domanda sui figli di coppie omogenitoriali: è vietata la trascrizione diretta all’anagrafe dei bambini nati all’estero con la maternità surrogata e dei figli di due madri nati in Italia mentre si riserva di dare indicazioni sui bimbi nati all’estero da due donne.
“Ma solo nel primo di questi tre casi c’è chiarezza in diritto perché la Cassazione si è pronunciata a sezioni unite nel dicembre scorso - commenta all'AGI Giacomo Cardaci, legale di ‘Avvocatura per i diritti LGBT- rete Lenford -. C’è una giurisprudenza mutevole nel caso della formazione dell’atto di nascita di bambini nati in Italia da due madri, con tribunali che hanno orientamento diversi e, per questi casi, il sindaco Sala aveva ritenuto più ragionevole l’interpretazione che acconsenta alla trascrizione.
Nel terzo caso invece la giurisprudenza è granitica, Cassazione compresa, nel sì alla trascrizione immediata dei figli di due donne nati all’estero. Quindi il prefetto prende un abbaglio mettendo in discussione l’orientamento costante e scolpito negli anni dalla giurisprudenza”. E cita sentenze già del 2016 e 2017 oltre che le massime della giustizia civile che ritengono validi gli atti di nascita in questi casi.
“La Cassazione a sezioni unite del dicembre scorso, citata dal Prefetto, si è pronunciata esclusivamente solo sull’ipotesi dell’atto di nascita dopo la maternità surrogata – prosegue Cardaci -. Il ministero ne ha preso atto e ha emanato una circolare diramata a tutte le prefetture. Quella di Milano non si è limitata a prendere atto della Cassazione ma ha allargato il campo. E’ importante non confondere fattispecie diverse in un unico calderone sui diritti LGBT”.
Quanto al ruolo della Procura, citata nel documento della Prefettura, Cardaci sostiene che sia “quello di un 'angelo guardiano' che vigila sull’operato delle coppie di genitori e del Comune e interviene, nel caso, nell’interesse dei minori”.