Il Papa: "Sogno una chiesa in mezzo alla gente e senza clericalismo"
AGI - "Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell'indifferenza, girare la faccia dall'altra parte e dire: A me che importa? Non mi interessa! Non è un mio problema!". Cosi' Papa Francesco in una intervista esclusiva a ilfattoquotidiano.it in occasione dei 10 anni del suo Pontificato. "Quando hanno chiesto alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, quale parola scrivere al binario 21 della Stazione di Milano dove partivano i treni per i campi di concentramento nazisti, non ha avuto dubbi e ha detto: 'Indifferenza'. Nessuno aveva pensato a quella parola", continua Bergoglio.
"Fa riflettere perché quel massacro di milioni di persone è avvenuto nell'indifferenza vigliacca di tanti che hanno preferito girare la faccia dall'altra parte e dire: 'A me che importa?'". Francesco poi aggiunge: "Recentemente, ho letto che la senatrice ha ricordato che ad Auschwitz non si va in gita, ma si va come a un santuario per non dimenticare la Shoah. Mi ha colpito molto perché è proprio quello che ho sentito nel mio cuore quando sono andato ad Auschwitz, nel 2016, e non ho voluto pronunciare un discorso come avevano fatto i miei due predecessori. Ho voluto pregare da solo in silenzio".
"Sogno una Chiesa senza clericalismo", e una Chiesa "in mezzo alla gente", ha poi ribadito il Pontefice. "La Chiesa deve uscire, deve stare in mezzo alla gente", sottolinea Bergoglio che cita la figura di don Tonino Bello, "un grande vescovo pugliese che stava in mezzo al suo popolo e ha lottato con tutte le sue forze per la pace".
"Un profeta", aggiunge ricordando che una delle sue frasi e' stata ripresa in una recente canzone: "Noi siamo angeli con un'ala sola. Per volare, abbiamo bisogno di restare abbracciati al fratello, cui prestiamo la nostra ala e da cui prendiamo l'altra ala, necessaria per volare". "Nessuno si salva da solo. Lo abbiamo visto anche con la pandemia".
Ma il sogno di Francesco è anche "una Chiesa senza clericalismo", "cosa più brutta che può accadere alla Chiesa", come diceva il cardinale Henri-Marie de Lubac. "La mondanità spirituale, che si traduce nel clericalismo di un prete, sarebbe - dice il Papa riprendendo le parole del cardinale - infinitamente più disastrosa di ogni mondanità semplicemente morale. Il clericalismo è la cosa più brutta che possa accadere alla Chiesa, peggio ancora che ai tempi dei papi corrotti. Un prete, un vescovo o un cardinale che si ammalano di clericalismo fanno molto male alla Chiesa. È una malattia molto contagiosa. Ancora peggiori sono i laici clericalizzati: sono una peste nella Chiesa. Il laico deve essere laico".