AGI - Oltre milleduecento studenti, dai più piccoli ai più grandi, in due territori completamente diversi. Margherita Maniscalco è una dirigente scolastica che questi 'mondi' attraversa con cura e determinazione.
Da cinque anni alla Direzione didattica statale "Cavallari", scuola dell'infanzia e primaria, nel quartiere Romagnolo, tra le periferie più complesse di Palermo, che, come dimostra lei, se accompagnate in un'ottica di condivisione, corresponsabilità e alleanza educativa, si rivelano una risorsa sorprendente; e da maggio scorso anche alla guida dell'Istituto superiore Ferrara, in tutt'altra zona, nel quartiere Tribunale-Castellammare, nel cuore antico della città. Fa parte di quella schiera di 'presidi' al femminile che sono presenze autorevoli in zone assai complicate, da Romagnolo allo Sperone fino allo Zen.
In questo 8 marzo indica una via di futuro, di libertà e di emancipazione che non riguarda solo le donne. "Nel mondo della scuola resistenze non ne ho registrate nel rapporto, a esempio, con i dirigenti uomini", dice ad AGI Margherita Maniscalco. Del resto nel mondo della dirigenza non arriva dal nulla o catapultata dall'alto: "Da anni faccio formazione pubblica e la gente mi conosce nel ruolo e nelle competenze".
Le resistenze vengono più dall'ambiente circostante, dal territorio, dove però, dice sorridendo e con soddisfazione, le "mamme si sono schierate, sono dalla mia parte. C'è questa alleanza al femminile". Le donne, le mamme, qui sono protagoniste di progetti formativi, percorsi di consapevolezza e cittadinanza. Il lavoro è da fare, piuttosto, con l'altra 'metà del cielo', afferma mentre dalla finestra della sua scuola scruta il cielo e le strade di Romagnolo, quei palazzi oltre i quali c'è il mare.
Un percorso da compiere anche con i bambini. Racconta come un alunno di 8 anni dopo averla conosciuta, sorpreso e con la mano appoggiata al fianco, abbia posto la domanda fatidica: "Ma perchè pure le femmine sono preside? Nell'altra scuola era un maschio...". Per la dirigente "è il pensiero che si veicola...", si autoalimenta e si diffonde: "Allora - racconta ancora ad AGI - ho invitato maschi e femmine per un elaborato e ho lanciato una sfida: se lo facciamo molto bene, faccio vivere a tutti voi un giorno da preside, sia ai maschi sia alle femmine... una sfida per fargli capire che non è il sesso che determina il ruolo".
La sua, aggiunge la professoressa, "è una leadership per l'apprendimento", che mira al "successo degli studenti", ad abbattere la dispersione che qui è a quota zero. "Affido sempre alle mie ragazze e alle mamme un messaggio che mi ha lasciato mio padre: non è il sesso che fa il potere, ma la conoscenza, intesa come cultura, sapere... Lo ripeto spesso: studiamo. Ciò che non potrà mai tradirti è ciò che gestisci tu con la tua testa, con il tuo lavoro... ciò che ti sei conquistato".
E indica una strada precisa che è il modo in cui la dirigente interpreta il suo ruolo: "Prendersi cura dell'altro, sviluppando l'arte di invitare. Il mio è un continuo invito alla politica della scuola, al buon andamento, alla partecipazione. Le iniziative non hanno carattere direttivo, ma sempre partecipativo e di condivisione. Questo richiede tempo, energia e ascolto. E questa arte che la vita mi ha portato a sviluppare, mi sono accorta ha una restituzione nell'obiettivo raggiunto, nel processo prefissato".
In queste dimensioni così difficili, "l'arte della cura", conclude 'la preside', si è tramutata in sfida: "La sfida contro i luoghi comuni, i preconcetti". Il traguardo di questa sfida, spiega, "è che tutti possiamo farcela. Al di là della famiglia di provenienza o di altre variabili che non possiamo controllare. Non scegli dove nascere, ma scegli come vivere, fai delle scelte. E la scuola può aiutare in questo percorso di crescita".