AGI - Sono 9.534 - compresi quelli fuori ruolo e quelli in tirocinio - i magistrati italiani, 4.213 uomini e 5.321 donne, le quali, quindi, risultano pari al 56% circa del totale: però, quasi tre magistrati su quattro (71%), tra coloro che esercitano funzioni direttive, sono uomini. E' quanto emerge dai dati, aggiornati a oggi, pubblicati sul sito web del Consiglio superiore della magistratura.
Il plenum di Palazzo dei Marescialli, mercoledì scorso, ha, per la prima volta, nominato una donna - Margherita Cassano - alla presidenza della Corte di Cassazione: una tappa importante per le toghe italiane, a distanza di 60 anni dall'approvazione della legge (n.66/1963) che regolamentò l’ammissione delle donne a tutte le cariche e impieghi pubblici, compresa la magistratura.
Le prime 27 donne sono entrate nel personale di magistratura nel 1965 - in 3 diversi concorsi - e rappresentarono il 6% dei vincitori. Il sorpasso 'rosa' tra i vincitori di concorso è avvenuto per la prima volta nel 1987, quando, tra i nuovi 300 magistrati, le donne furono 156. Dal 1996 in poi, il numero delle donne vincitrici del concorso è stato sempre superiore a quello degli uomini (nel 2022 sono state il 69%), ma è solo dal 2015 che il numero totale di donne presenti in magistratura ha superato quello degli uomini. Dagli ultimi dati aggiornati, emerge la netta prevalenza del numero di donne anche tra i magistrati ordinari in tirocinio: in totale, i Mot sono 224 e, di questi, 160 sono donne (il 71% circa, in aumento rispetto allo scorso anno in cui rappresentavano il 62%) e 64 uomini (il 29% circa). Tra le toghe fuori ruolo, invece, prevale il numero di uomini (53%).
Negli uffici di competenza diversa da quella nazionale le donne rappresentano il 57% circa del totale dei magistrati. Una prevalenza di magistrati donne si manifesta nei distretti del nord, come Milano (65%), Torino (58%), Bologna (57%), Brescia (56%). Anche in alcuni distretti del Meridione prevale il personale femminile, come Napoli (62%), Messina (59%), Catanzaro (59%), Catania (59%) e Campobasso (57%). I soli distretti con prevalenza di personale maschile sono quelli del Trentino Alto Adige, con Trento (55% di uomini) e Bolzano (52%). La situazione è nettamente diversa per gli uffici con competenza nazionale, dove le donne rappresentano soltanto il 36% del personale di magistratura.
Quanto ai ruoli di vertice, i 379 magistrati con incarichi direttivi si distribuiscono in modo non uniforme tra i due sessi, con quasi tre magistrati su quattro (71%), tra coloro che esercitano funzioni direttive, uomini. La situazione è più equilibrata per quello che riguarda le funzioni semidirettive: su 10 magistrati che svolgono tali mansioni, quasi 5 di essi sono di sesso femminile (46% sui 690 complessivi).
La percentuale di donne con incarichi direttivi sale se si guarda ai soli uffici giudicanti (33,9%), mentre, per quanto attiene a quelli requirenti, soltanto nel 23% dei casi un magistrato donna ha responsabilità di comando. Tale squilibrio vale anche per gli incarichi semidirettivi, che sono assegnati a donne nel 48,7% dei casi fra i giudicanti, e soltanto nel 33% delle volte negli uffici requirenti.
Tra gli uffici giudicanti, la percentuale di donne con incarichi direttivi in Cassazione è pari al 29,5%, in Corte d'appello ammonta al 32% circa, mentre è pari al 65% circa nei tribunali di Sorveglianza e al 50% nei tribunali per minorenni. Tale percentuale scende al 25,7% presso i tribunali ordinari.
Per quanto riguarda invece gli uffici requirenti, le donne rivestono in maggior numero incarichi direttivi presso le procure per i minorenni (60%), mentre è minima la percentuale di donne con incarichi direttivi nelle procure generali e nelle procure della Repubblica (rispettivamente il 14 e 17% circa). Infine, una sola presenza femminile con incarico direttivo si rileva nella procura generale presso la Cassazione.
La funzione semidirettiva presso gli uffici giudicanti è affidata a magistrati donne nel 49% dei casi, sia in primo grado che in secondo grado. Negli uffici requirenti, invece, le percentuali sono rispettivamente del 32% circa e del 36% circa. Alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo vi è un solo posto coperto ed è assegnato a una donna.