AGI - Il futuro delle località sciistiche è messo in discussione dal cambiamento climatico, e gli operatori fanno a gara per cercare di adattare l’offerta turistica e rendere la montagna attraente anche con poca o nessuna neve. Anche i più ottimisti ammettono che come minimo la stagione dello sci è destinata ad accorciarsi rispetto ai tradizionali 5 mesi (dicembre-aprile) della tradizione della seconda metà del Novecento.
E’ stato calcolato che solo nell’improbabile caso che si riescano a ridurre le emissioni inquinanti per restare sotto i 2 gradi di aumento della temperatura entro la fine del secolo la stagione della neve conterrà la riduzione sotto a un quinto, il 17% circa. Ogni grado in più di temperatura globale, secondo il Wwf, equivale a un mese in meno di neve. Come si può vedere dalle impressionanti immagini satellitari invernali, dove ormai il colore marrone scuro prevale sul bianco quasi ovunque, il fenomeno interessa tutte le montagne del mondo, e le Alpi non fanno ovviamente eccezione. Secondo le stime degli scienziati, i ghiacciai alpini dimezzeranno il loro volume di qui al 2050 e il 95% sparirà entro il successivo mezzo secolo. Le stazioni sciistiche più basse, fondate negli anni ’60 del secolo scorso, cominciano a chiudere i battenti e a puntare su altre attività. Quelle che restano aperte sono costrette ad aumentare i prezzi, rendendo lo sci uno sport sempre più di élite. In compenso, la pandemia ha fatto aumentare la richiesta di soggiorni primaverili ed estivi in montagna, e i prezzi delle case nelle località alpine sono in forte crescita.
La politica locale prova quindi a cambiare ottica, per trovare un senso ai nuovi investimenti destinati alla costruzione di nuovi impianti ed infrastrutture senza danneggiare l’ambiente e ampliando la platea degli appassionati di montagna. E’ in questo contesto che si inserisce, per esempio, la decisione di realizzare una nuova funivia che collegherà Pila, la panoramica località sciistica che si affaccia sull’intera valle d’Aosta raggiungibile in funivia dal centro di Aosta, e la cima Couis, a 2.730 metri di altezza, a piombo sulla valle di Cogne e il parco del Gran Paradiso.
Il progetto che ha vinto comincerà ad essere realizzato a breve e sarà completato nel 2024; a regime, in poco più di mezz’ora si potrà arrivare con due impianti dal parcheggio di Aosta alla cima, che gode della vista delle montagne più alte di tutto l’arco alpino, dal Monte Bianco al Rosa, dal Cervino al Gran Paradiso. A chi storce il naso per l’impatto ambientale del nuovo impianto, risponde il presidente della Pila Spa, la società che gestisce gli impianti di risalita del comprensorio valdostano. “Siamo i primi a voler rispettare l’ambiente – spiega all’Agi Davide Vuillermoz Curiat – Viviamo di questo, sarebbe autolesionista non proteggere la natura: per noi è una vocazione e anche una devozione. Al momento, meno del 3% di tutti quelli che accedono agli impianti di Pila prende anche l’ultima seggiovia per arrivare in vetta al Couis. La nostra ambizione è quella di permettere a molti più turisti di godere di quel panorama, sciatori o no, un po’ come succede con la Skyway, che da Courmayeur porta a 3.466 metri sul Monte Bianco ed era inizialmente considerata solo un servizio per alpinisti e sciatori ma ora viene utilizzata da tutti, anche i neofiti della montagna”.
Vuillermoz ricorda che Pila come le altre località sciistiche valdostane sono in alta quota e per loro gli effetti della inevitabile catastrofe climatica sono quindi rinviati. “I ricavi di quest’anno superano quelli del livello del 2018, ma non hanno ancora raggiunto il record della stagione 2019-2020, quando l’interruzione dovuta al Covid è comunque arrivata quando i giochi erano fatti”. In ogni caso, nessun abitante delle montagne alpine può ignorare la portata del riscaldamento e del calo della neve. “Dobbiamo comunque spostare verso l’alto il baricentro delle attività invernale, e al tempo stesso non fermarci a pensare solo al turismo legato alla neve. Non è nemmeno escluso che in futuro si progetti anche il collegamento verso la valle di Cogne: siamo alla fase degli studi di fattibilità”. All’arrivo della funivia, è previsto che ci sarà un rifugio, aperto tutto l’anno per accogliere chi arriva con un punto panoramico e di ristoro che rispetterà la bellezza dell’ambiente. “Noi montanari siamo i primi ambientalisti: il progetto prevede che l’energia utilizzata per far funzionare il nuovo impianto derivi al 100% da fonti rinnovabili”, ha spiegato ancora Vuillermoz.