AGI - Assenza di certezza della pena, aumento del traffico clandestino di armi ed uso smodato di droghe. Sono queste le cause dell’impennata di agguati a colpi d’arma da fuoco nel Siracusano, secondo l’analisi del Capo di gabinetto della Questura di Siracusa, Ferdinando Buceti, rilasciata all’AGI.
Tre episodi in un mese e mezzo
Nell’ultimo mese e mezzo solo a Siracusa si sono registrati tre episodi cruenti: il primo in corso Timoleonte, a due passi dal Santuario della Madonna delle Lacrime, con il ferimento alle gambe di un 28enne, il cui aggressore è stato arrestato e condotto ai domiciliari.
Il secondo si è verificato la settimana scorsa in via Grottasanta dove stava passeggiando un 50enne, ricercato dalla polizia per essere condotto in carcere per via di un aggravamento della misura cautelare, centrato con sei colpi di pistola alle gambe da un rivale in amore, con precedenti penali, fermato dalla Squadra mobile insieme ad un complice. Nell’udienza di convalida della misura cautelare, il Gip del Tribunale di Siracusa ha impiegato circa 8 ore per decidere di confermare i provvedimenti e spedire in carcere i due indagati, che hanno agito in pieno giorno, sotto gli occhi di diversi testimoni e delle telecamere di sicurezza.
Il terzo episodio è accaduto nei giorni scorsi in contrada Monasteri dove un intermediario finanziario è stato gambizzato. “E’ purtroppo molto semplice - dice Buceti all'AGI - procurarsi un’arma clandestina: ci sono quelle oggetto di furto, altre che provengono dai paesi dell’Est, inoltre esiste anche la possibilità di comprare illecitamente su internet. Sotto questo punto di vista c’è una giungla”, spiega
Le indagini sugli ultimi agguati hanno accertato che i motivi legati alle aggressioni non sono riconducibili a regolamenti di conti nell’ambito della criminalità organizzata. “Capita che una persona, vedendo la propria ex con un altro uomo in un bar per prendere un caffè, decida di armarsi per sparare alle gambe. E questo non è un esempio frutto della fantasia” sostiene il Capo di Gabinetto della Questura di Siracusa.
Inoltre, “questi fenomeni non sono ascrivibili alla criminalità organizzata, ma connessi alla cosiddetta microcriminalità che alimenta la percezione dell’insicurezza. In merito alla prima, la comunità percepisce gli effetti ma il malessere diffuso è determinato dai furti, dai danneggiamenti, come le auto, tanto per fare un esempio. Naturalmente, nel conto dobbiamo mettere il larghissimo uso di droghe che si registra a Siracusa e questo terribile vizio porta molte persone a commettere questi reati”, aggiunge Ferdinando Buceti.
Secondo il Capo di Gabinetto della Questura di Siracusa, a favorire questi comportamenti vi sono la lentezza della legge e l’incertezza della pena. “E poi c’è un’altra questione: noi siamo impegnati – dice Buceti - allo spasimo sia nella prevenzione sia nella repressione dei reati ma quando chiudiamo le indagini e inoltriamo la richiesta dell’emissione di una o più misure cautelari e l’autorità giudiziaria si esprime dopo un anno il problema non è certamente della polizia”. “Inoltre - conclude - accade spesso di denunciare una persona per le continue evasioni dagli arresti domiciliari ma puntualmente la misura cautelare rimane la stessa, senza alcun aggravamento. E poi succede che lo stesso arrestato commetta dei reati”.