AGI - Nel giorno in cui l'Italia consegna alla Libia una nuova motovedetta per il pattugliamento delle coste, si apprende che milizie libiche hanno utilizzato una di delle imbarcazioni per minacciare e tentare di sequestrare quattro pescherecci italiani ma non sono riuscite grazie all'intervento della nave militare italiana "San Marco".
"Tutto è durato circa un'ora, con i libici che intimavano di fermare i motori, per far salire qualcuno di loro armato, e la Marina militare di non farlo. I libici volevano portare le barche a Tripoli", ha raccontato all'AGI Matteo Ruta, armatore del motopesca Vincenzo Ruta di Pozzallo. I quattro pescherecci, tre di Mazara del Vallo e uno di Pozzallo, erano "a più di 80 miglia a nord di Tripoli, e sono stati avvicinati da una motovedetta donata dal governo italiano, di quelle donate dal governo Berlusconi. I libici hanno intimato l'alt alle barche, impegnate nella pesca a strascico a una velocità di tre nodi".
A quel punto il comandante del 'Vincenzo Ruta' "ha chiamato la nave militare italiana in zona, da cui è decollato un elicottero. C'è stata una discussione via radio per circa un'ora, poi i libici se ne sono andati verso sud". "La cosa più grave - prosegue Ruta - è che se e' vero che la Marina militare ci ha dato assistenza, è altrettanto vero che ci ha fatti allontanare per altre 15-20 miglia verso nord. Da 80 miglia a oltre 100 miglia, è una cosa eccessiva. C'è qualcosa che non va se barche fatiscenti non si fanno intimorire da una nave militare, si tratta di pirati e forse sono altri gli interessi economici dell'Italia".
"Mentre il nostro governo discute con le autorità libiche sulle problematiche che attanagliano il Mediterraneo - ha affermato il presidente del Consiglio comunale di Mazara del Vallo, Vito Gangitano - gli stessi libici tentano il sequestro. Questa volta, per fortuna, la nostra Marina militare ha evitato che ciò potesse accadere". "E' un episodio minore successo venerdì mattina, sventato immediatamente, ma è l'ennesimo campanello d'allarme: non è possibile immaginare di ritornare sempre alle stesse questioni", ha aggiunto il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci.
"Chiederemo - ha aggiunto Quinci - un incontro al governo, che sono sicuro si muoverà su questo: immaginiamo che si sia trattato di schegge impazzite, di milizie che non si sa a chi o a quale fazione rispondano. Questa volta è andata bene e presto incontreremo il governo per capire come provare ad affrontare questa questione".
Il tentativo di sequestro è avvenuto a poco meno di dieci giorno dalla visita del governo italiano a Tripoli. "Ancora una volta - dicono i segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Trapani Giovanni Di Dia, Franco Nuccio e Roberto Giacalone - il tema della sicurezza dei lavoratori del mare Mediterraneo torna prepotentemente nella cronaca, a significare che il problema non è affatto risolto e che, dunque, non si può abbassare l'attenzione. E' una situazione - affermano - che purtroppo non ha ancora trovato la giusta definizione e continua ad alimentare uno stato di difficoltà e insicurezza per i pescatori italiani".
"Bisogna individuare e mettere in atto tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti umani dei pescatori italiani che operano nel canale di Sicilia e per assicurare loro la possibilità di continuare a pescare in quelle acque. Appena una settimana fa la presidente del consiglio Meloni,insieme ai ministri Tajani e Piantedosi, è stata in Libia, viene dunque spontaneo chiedersi se si è parlato di un argomento tanto importante e nel caso a quali conclusioni si sia arrivati".
Quest'ultima domanda la pone anche la la Flai Cgil: "Turba il fatto - dice Tnino Russo, segretario in Sicilia - che appena una settimana fa la presidente del consiglio Meloni, insieme ai ministri Tajani e Piantedosi, e' stata in Libia, senza che evidentemente l'argomento sia stato trattato nel corso della missione nel Paese nordafricano". "La sicurezza dei pescatori nel mare Mediterraneo continua a essere ancora irrisolto - afferma Russo - al presidente della Regione Siciliana chiediamo di sollecitare al governo nazionale misure adeguate ad evitare il ripetersi di episodi di questo tipo che tolgono la serenita' ai lavoratori del mare esponendoli a grossi rischi". "Non è la prima volta - aggiunge Russo- che sollecitiamo misure volte a garantire sicurezza e rispetto dei diritti dei pescatori che operano nel Canale di Sicilia. Ma finora non abbiamo ricevuto risposte".