AGI - Il tragico episodio che ha visto la morte di Thomas ha sconvolto la comunità di Alatri, ed invita ad una riflessione. “La violenza è violenza in ogni caso, e non può essere giustificata in alcun modo, ma il nostro compito è cercare di costruire con i giovani le ‘bande del bene’ e non del male”. All'AGI così commenta l'episodio di sangue Ambrogio Spreafico, vescovo di Anagni-Alatri dal novembre scorso, da quando la diocesi è stata unita “in persona episcopi” con quella limitrofa di Frosinone-Veroli-Ferentino.
La rabbia dei coetanei di Thomas infuria non solo nella comunità ma anche sui social. Ed è proprio ai social che il vescovo punta il dito: "Da lì troppo spesso nasce tanta crudeltà, i social rappresentano una realtà parallela che porta gli individui a insultarsi e ‘cancellarsi’ con troppa semplicità. È chiaro che quando la violenza si insinua nella mente e nei pensieri si trasforma anche nei fatti. E questa è la tragica realtà che vediamo ogni giorno” afferma.
Ci sono ragazzi che “vivono situazioni familiari disagiate o che sono vittime di emarginazione e che pur di emergere e farsi notare arrivano a compiere gesti atroci. Bisogna dunque capire - sottolinea il vescovo - come rispondere alla domanda di protagonismo dei più giovani affinché questa loro voglia possa trasformarsi in un protagonismo finalizzato al bene e alla pace”.
Ma sbaglia, puntualizza monsignor Spreafico, chi circoscrive questo malessere e questo disorientamento giovanile solo alla realtà di Alatri: "Risse e bullismo sono fenomeni che caratterizzano le serate dei ragazzi in molte altre città della nostra terra. Non è un problema che tocca solo la nostra comunità".