AGI - Papa Francesco, primo Pontefice in Sud Sudan, con la sua visita nel Paese "ridà dignità a un popolo" che sta vivendo una grave crisi umanitaria, dovuta anche a due guerre civili che negli anni passati hanno causato 400 mila morti, due milioni e mezzo di rifugiati nei paesi vicini e due milioni di sfollati interni. Paolo Impagliazzo, segretario generale di Sant'Egidio, presente nel Paese fin dal 1994, all'AGI riferisce le parole di tanti giovani sud sudanesi che "si dicono orgogliosi di poter scrivere una pagina positiva della storia facendo riferimento alla straordinarietà della visita ecumenica imminente". Il Papa infatti sarà accompagnato in Sud Sudan dall'arcivescovo di Canterbury Justin Welby e dal Moderatore dell'Assemblea generale della Chiesa di Scozia, il pastore Iain Greenshields.
"Il viaggio di Francesco - sottolinea Impagliazzo - rafforzerà le Chiese locali che sono in prima linea nel portare avanti la riconciliazione a tutti i livelli, e richiamerà il governo a continuare il processo di pace di uno Stato che ha vissuto due guerre civili e nel quale la situazione è resa ancora più drammatica dai conflitti in corso e per la quantità di armi che circola", l'Onu stima che sono circa 700 mila le armi leggere (con una percentuale elevata di AK47) in mano alla popolazione civile.
"E basti pensare - aggiunge Impagliazzo - che circa 7 milioni di persone, su una popolazione di 12 milioni, sono sostenuti da un imponente aiuto alimentare del World Food Programme". La crisi umanitaria è resa ancora più acuta dai cambiamenti climatici che hanno causato incredibili inondazioni negli ultimi due anni. Sant'Egidio è presente nel Paese dal 1994 "molto prima dell'Indipendenza. Come Comunità - precisa - abbiamo mediato tra John Garang, padre della patria e Riek Machar, vicepresidente del Sud Sudan. Dal '94 siamo vicini al popolo e lo abbiamo accompagnato fino alla sua nascita nel 2011".
Poi le due guerre civili nel 2013 e nel 2016. "Nel 2019 - continua Impagliazzo - anche a seguito del ritiro spirituale voluto da Papa Francesco nell'aprile di quell'anno in Vaticano per sostenere il processo di pace, la Comunità di Sant'Egidio ha lavorato per facilitare un dialogo politico fra i partiti firmatari dell'Accordo di pace del 2018 che hanno formato un governo di unità nazionale e quelli che non lo firmarono, gruppi politici militari, attraverso la Rome Initiative". L'obiettivo, "trasportare il conflitto dal piano militare al piano politico, come unico mezzo per risolvere le controversie". Il lavoro di Sant'Egidio continua: diversi documenti sono stati firmati a partire dal rispetto del cessate il fuoco e dall'inserimento delle minoranze nella formazione dell'esercito e degli apparati di sicurezza fino alla discussione della scrittura della permanent constitution. La speranza è rappresentata "dall'impegno del governo nel dialogo politico portato avanti da Sant'Egidio".