AGI - Alberi a terra e rami spezzati con conseguenti danni e feriti in una situazione in cui si contano oltre 40mila alberi pericolanti. è quanto afferma la Coldiretti sulla base dell'ultimo rapporto sugli interventi dei vigili del fuoco per il maltempo. Dalle due bufere di vento registrate in tutto il gennaio del 2022 - ricorda Coldiretti - si è passati ai 21, fra tornado e trombe d'aria dell'ultima settimana di questo mese secondo i dati elaborati dalla Coldiretti dell'European Severe Weather Database. "una situazione critica, figlia dei cambiamenti climatici, che si incrocia con una gestione del verde pubblico non sempre in grado di garantire il benessere delle piante e la sicurezza dei cittadini.
Le piante sferzate dal vento e sotto il peso della neve - evidenzia Coldiretti - cadono per la scelta di essenze sbagliate per il clima, il terreno o la posizione, ma anche per gli errori sulle dimensioni e sul rispetto delle distanze per un corretto sviluppo delle radici, sul quale pesa soprattutto la mancanza di manutenzione adeguata con potature eseguite senza la necessaria professionalità. E i cambiamenti climatici hanno anche favorito la proliferazione di parassiti spesso arrivati dall'estero che ha conseguenze catastrofiche sul verde, ma anche sulla sicurezza, con problemi di stabilità degli alberi".
I mesi più pericolosi per la caduta degli alberi - secondo Coldiretti - sono nell'ordine luglio, agosto e proprio gennaio. Milano, Monza, Ancona, Trieste e Napoli sono le province italiane che in un anno, secondo il rapporto 2022 dei vigili del fuoco, hanno registrato la maggiore incidenza di interventi per alberi pericolanti, fra 5 e 10 ogni dieci chilometri quadrati. In seconda fascia - riferisce Coldiretti - troviamo, fra gli altri, territori come le province di Roma, Latina, Perugia, Venezia, Pistoia, Ravenna, Vivo Valentia e Livorno che hanno registrato da 3 a 5 interventi ogni dieci chilometri quadrati di territorio.
"Sul problema degli alberi pericolanti e del verde pubblico in genere occorre intervenire con una gestione professionale che preveda il ricorso alla figura del manutentore con idonea qualifica, anche attraverso la rivalutazione del ruolo degli agricoltori così come previsto dalla legge di orientamento che consente ai Comuni di delegare la manutenzione agli imprenditori agricoli ed evitare così una gestione improvvisata che mette in pericolo i cittadini", afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, sottolineando che per questo "è necessario coinvolgere a tutti i livelli le 27mila aziende florovivaistiche italiane che con 100mila addetti già operano da nord a sud della penisola per un fatturato di 2,7 miliardi".
Anche perchè - conclude Coldiretti - grazie ai fondi del Pnrr sono in arrivo in Italia 6,6 milioni di nuove piante per creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d'acqua e ripulire l'aria inquinata dallo smog. Un obiettivo importante che potrà essere raggiunto solo sostenendo il settore florovivaistico nazionale fortemente colpito dai rincari energetici con i vivai che devono affrontare spese raddoppiate (+95%).
La messa a dimora di nuovi alberi è importante per affrontare il problema della ridotta disponibilità di spazi verdi nelle città dove si dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante, puntando su un grande piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell'aria e della vita della popolazione dando una spinta all'economia e all'occupazione. La situazione infatti è peggiore nelle metropoli dove i valori vanno dai 15,2 metri quadrati di Messina ai 17,1 di Roma, dai 17,8 di Milano ai 22,2 di Firenze, dai 42,4 di Venezia ai 9,2 di Bari, secondo l'Istat.
Ma il verde è importante anche perchè migliora la qualità della vita nelle città considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall'aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall'ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all'anno. Senza dimenticare gli effetti di mitigazione sui microclimi metropolitani visto che differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2 C nelle città più grandi".