AGI - La "storia" più discussa in rete negli ultimi giorni è senza dubbio quella di Giuseppina Giugliano, l’operatrice scolastica che ha rivelato di essere un'instancabile pendolare "da Napoli a Milano” per lavoro. Una vicenda che a molti è sembrava subito strana e che ha generato un vortice di reazioni a cascata. Articoli ovunque, interviste, ritrattazioni.
Una valanga di scetticismo, insulti, richieste di chiarimenti, conti in tasca e difese a oltranza. Il popolo della rete si è schierato, da una parte o dall'altra, gridando alla fake news o mettendosi dalla parte della under 30 e contro lo straripante odio online. E i toni, come sempre, si sono esacerbati velocemente.
Quel che è certo è che la storia in questione è ben più compicata e nasconde molti dei malesseri che la generazione dei trentenni di oggi si trova a vivere quotidianamente. Le grandi città con affitti esorbitanti, gli stipendi bassi, il precariato, gli studi che non trovano naturale sbocco, le famiglie (genitori e nonni) sempre più in difficoltà e che non riescono più a sostenere i figli. A questo si aggiunge la tendenza di un giornalismo, soprattutto online, incapace di verificare, porsi domande, allargare lo sguardo. Copia, incolla. L'ansia da buco. La ripresa a tutti i costi.
Gli anni passano, il web-journalism si evolve ma le fake news (non è questo il caso, almeno in attesa di nuovi particolari) restano e si diffondono, pericolose come non mai.
Come fare allora? Da anni ormai ci sono semplici regole, o linee guida, che possono essere seguite affinché il lettore possa districarsi in questa giungla di notizie rapide, superficiali, poco approfondite. E non diventi parte in causa del processo di svilimento dell'informazione.
Bisogna credere o no alla storia di una bidella che trascorre la vita in treno, partendo all'alba e tornando, a casa, solo quando il tramonto è ormai un ricordo? Dare una risposta definitiva è impossibile. Quelloo che si può (e si dovrebbe) fare è ragionare sul gesto che si sta per compiere seguendo i decaloghi, come quello elaborato dal Digital Transformation Institute o anche dall'AgCom, che oggi appaiono attuali più che mai.
Occhio al coinvolgimento emotivo
L'atto di 'condividere' qualcosa sui propri profili social è talmente rapido da sembrare innocuo. Un semplice click da cui però è difficile tornare indietro (anche quando si preme il tasto cancella). È importante ricordarsi come in rete "il coinvolgimento emotivo supera la dimensione dell'approfondimento". Preservare il tempo della riflessione, della lettura e dell'analisi di un pezzo è un gesto semplice ma che contribuisce a frenare l'espansione di "notizie strane".
Responsabilità nella condivisione
La scoperta (e la verifica) della verità è un compito che spetta a chi scrive e divulga. Ma anche chi pubblica link e articoli sui propri profili contribuisce al problema delle fake news. Sentirsi parte in causa del problema può aiutare a pubblicare di meno ma con più raziocinio.
Le fonti, le prove
Chiedersi sempre da dove arriva una notizia, chi l'ha originata. Osservare attentamente l'url, l'autore, il layout grafico. Non fidarsi di portali semi-sconosciuti o di titoli forzati. Preferire siti basati su dinamiche trasparenti, aperte e affidabili. Difendersi dal 'clickbaiting' ricordandosi sempre che le "fake news sono soprattutto un business: la dimensione economica quasi sempre prevale su quella politico-complottistica".
Segnalare le fake news
Abituarsi a segnalare al portare di riferimento le fake news per far sì che vengano presi provvedimenti mirati. Ricordarsi che, dopo la pandemia, la crisi "del ruolo della scienza" ha portato a una proliferazione di teorie alternative
La ricerca inversa
Non fidarsi di una sola fonte. Cercare un secondo parere, un terzo articolo e procedere a un confronto incrociato. Usare Google per trovare altri approfondimenti, verificare numeri. Non bisogna aver paura di contattare esperti o siti ufficiali.
Coltivare il buon esempio
Ricordarsi che le norme possono contribuire ad alleviare ma non risolveranno il probelam delle fake news. Servono prima di tutto cultura, educazione e consapevolezza negli utenti