AGI - Assassino involontario. Antieroe da Oscar. Di certo un cattivo più avvincente del "Commodo" che lo rese famoso. Joaquin Phoenix-Joker con il trucco da clown, lo sguardo basso e una sigaretta tra le dita, nei colori sgargianti di un poster si è ritrovato icona nel covo di un super latitante del calibro di Matteo Messina Denaro.
In un sorta di pantheon maledetto, accanto a Marlon Brando con le guance imbottite di ovatta per prendere la forma del Padrino, c'era anche il protagonista del film di Todd Phillips, con una massima da brividi: "C’è sempre una via d’uscita ma se non la trovi sfonda tutto".
Nel covo di Campobello di Mazara, una parete bianca per sfondo e quell'immagine del clown alienato, costretto, da una società che lo respinge, a reagire con violenza, incapace di resistere agli attacchi di risate e pieno di rancore, che fa da contraltare al mito del Padrino, spietato ma pacato, a suo modo un "giusto".
Il rifugio di Matteo Messina Denaro è stato passato al setaccio e quegli elementi di arredo non sono sfuggiti all'attenzione degli investigatori, che hanno trovato oggetti di lusso, tracce di una vita intensa anche fuori, tutt'altro che blindata e solitaria. Pare che il boss spendesse più di diecimila euro al mese per vivere: abiti griffati, orologi e gioielli di lusso, profumi di valore e appuntamenti galanti. Anche questo deve averlo reso "invisibile".
Si pensava a un latitante sul modello dei vari Riina e Provenzano, che conducevano una vita poco diversa da quella di un detenuto: nessun contatto, nessuno sfarzo, niente che possa dare nell'occhio. E invece Messina Denaro deve aver prestato attenzione a un altro esperto di personaggi maledetti. Come Edgar Allan Poe deve aver pensato che "Il modo migliore per nascondere qualcosa è di metterlo in piena vista".