AGI - Ora si confida molto - per comprendere a pieno la valenza della scoperta - sui rilievi scientifici affidati al Ris di Messina per scovare tracce biologiche e soprattutto impronte digitali. Si continua anche oggi. Il locale blindato - che gli investigatori definiscono anche 'stanza riservata' - un rifugio sicuro, ma temporaneo, individuato ieri, intorno a mezzogiorno, a Campobello di Mazara, in via Maggiore Toselli, nel centro del paese, finora ha riservato probabilmente meno di quanto ci si aspettasse: gioielli, argenteria, scatole vuote.
La palazzina è vicina alla casa di vicolo San Vito dove Matteo Messina Denaro ha passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. Anche qui continuano le ricerche, così come negli immobili di Andrea Bonafede che ha prestato la sua identità al padrino. Il bunker è all'interno dell'immobile di una palazzo a due livelli, al piano terra nel quale si accede facendo scorrere il fondo di un armadio.
L'appartamento di via Toselli è di proprietà di Errico Risalvato che nel 2019 subì una perquisizione assieme ad altri presunti fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro. Il fratello Giovanni, imprenditore del calcestruzzo, è invece considerato molto vicino al boss Castelvetranese, ha finito di scontare da poco una condanna a 14 anni ed è libero. La chiave per aprire la stanza l'ha data lo stesso proprietario spiegando che custodiva lì oggetti di famiglia, senza convincere gli investigatori.
Sul posto ieri pomeriggio gli investigatori del Ros e il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Guido che, appresa la notizia aveva lasciato in fretta il palazzo di giustizia per recarsi lì. A questo nuovo sito si è giunti incrociando anche alcuni dati provenienti da una attivita investigativa della Guardia di finanza. La scoperta di questo nuovo "rifugio" è il frutto delle indagini degli investigatori, maturato esaminando ex post elementi già acquisiti in passato, anche recente. Le ricerche non si fermano.
Intanto il comandante dei Ros Pasquale Angelosanto replica alle polemiche su una presunta "trattativa" che avrebbe consentito l'arresto di Messina Denaro. "Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro". Così al 'Corriere della Sera', e l'alto ufficiale die carabinieri aggiunge: "Sono pronto a ripetere ovunque, anche in un'aula di giustizia, quello che sto dicendo. Lo devo ai miei uomini e tutti lo dobbiamo alle vittime delle cosche".
"Soltanto chi non conosce davvero la mafia - prosegue Angelosanto - può pensare a una trattativa segreta. Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un'attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre, i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l'allarme".
E ancora: "Io ho sempre raccomandato - racconta il comandante del Ros - di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si può pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c'erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?".