AGI - Per Matteo Messina Denaro è stata allestita una stanza "a un metro" dalla cella nel carcere dell'Aquila dove da domani sarà sottoposto alla chemioterapia. Lo apprende l'AGI da fonti della polizia penitenziaria.
Il superlatitante arrrestato lunedì a Palermo, nei pressi della clinica "La Maddalena", dove si sottoponeva a controlli e cure, è stato anche sotto posto a una visita nello stesso carcere dell'Aquila. E, secondo quanto apprende l'AGI, il boss di Castel Vetrano non è affetto da patologie psichiatriche.
Quando è entrato nel penitenziario non aveva con sé abiti di ricambio. Ed è stato il cappellano del carcere a dargli vestiti puliti. Sempre da fonti penitenziarie si apprende che il boss non vuole vedere la tv. Un televisore è a disposizione nella cella, ma è sempre spento. Non potrà gestire denaro. Non ne aveva quando è entrato per per le sue spese, gli è stato concesso dall'amministrazione un picoclo sussidio.
Sul fronte delle indagini il lavoro degli investigatori prosegue e oggi è stata eseguita una perquisizione nel reparto Oncologia del Sant'Antonio Abate di Trapani dove sarebbe stato compiuto l'esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche cui doveva essere sottoposto Matteo Messina Denaro.
L'ex latitante si presentò come Andrea Bonafede, l'alias utilizzato anche a Palermo. Risulta indagato il primario e oncologo per procurata inosservanza della pena aggravata, stessa ipotesi contestata al medico di base che a Campobello di Mazara, paese dove ha passato gli ultimi sei mesi di latitanza l'ex padrino, ha firmato le richieste di accesso alle cure presso la clinica palermitana "La Maddalena".