AGI - "Esiste un dialogo continuo tra i responsabili delle forze dell'ordine e i capi ultrà delle curve, al fine di cercare di evitare grossi incidenti. Ma l'accordo vale solamente per lo stadio: perché la Questura è interessata alla riuscita del servizio nella propria competenza. Se i disordini avvengono all'esterno degli impianti sportivi gli accordi non valgono più, saltano del tutto". Nicodemo De Franco oggi è un poliziotto in pensione, ma per oltre 20 anni è stato in prima linea nel servizio di ordine pubblico allo stadio Olimpico.
Conosce come le sue tasche il mondo degli ultrà e, conversando con l'AGI, spiega le dinamiche sulle 'trattative' (ufficialmente negate dalle Questure) tra le forze dell'ordine e i membri più caldi delle curve perché "alle volte la situazione diventa ingestibile e, ovviamente, pericolosa", ammette De Franco, che commenta quanto avvenuto domenica sull'A1 quando si sono fronteggiati ultrà di Roma e Napoli: "Tra di loro c'è una situazione di tensione che deriva dall'omicidio di Ciro Esposito nel 2014", il 26enne tifoso partenopeo raggiunto da un colpo di pistola sparato dall'ex ultrà giallorosso Daniele De Santis poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina all'Olimpico.
"Da quel momento la rivalità sportiva ha lasciato spazio a una vera e propria guerra che è tuttora in atto. Ora si cercherà una misura tampone, ad esempio verranno vietate le trasferte ai tifosi del Napoli a Roma sia contro i giallorossi sia contro la Lazio, ma nel frattempo mi auguro che si trovino i responsabili di un atto non degno di un Paese civile".
La guerriglia sviluppatasi su un tratto dell'A1 all'altezza dell'autogrill di Badia al Pino ha stupito molto perchè è avvenuta sotto gli occhi di tutti: "Il problema non è tanto che non abbia funzionato qualcosa nella gestione dell'ordine pubblico ma che gli incidenti siano stati rappresentati in un modo così evidente che ha sconcertato chiunque. Mi spiego meglio: non conta che l'ordine pubblico nel suo complesso, sia allo stadio sia nelle manifestazioni, funzioni bene, ma che si arrivi alla fine senza incidenti dichiarati. Poi se, durante una partita o a un corteo o a una manifestazione, si registrano 70 auto danneggiate dagli ultrà, che saranno ripagate dai contribuenti, pazienza. L'importante è che non ci sia l'incidente grave davanti alle telecamere", spiega De Franco.
Il problema nasce proprio quando gli incidenti vengono ripresi dai media. "In momenti come questi, quando ci sono scontri ripresi dalle tv, dai cellulari e quando i giornali si occupano del caso, il telefono del Questore comincia a squillare in maniera incessante. A quel punto si deve trovare il capro espiatorio, un responsabile da offrire all'opinione pubblica. Ti potrei citare che in tante occasioni molta gente è stata fermata perché soltanto perchè indossava una 'maglia rossa' che dava nell'occhio. E il motivo del fermo era proprio quello, perché si diceva che c'era uno che scappava e aveva 'la maglia rossa', e che spiccava rispetto a uno che portava una maglia scura".
Un altro tema delicatissimo e che rischia di essere irrisolto - secondo De Franco - è rappresentato da quei 'bonus' (sotto forma di soldi, biglietti o altre regalie) utilizzati dalle istituzioni/club per 'comprare' e tenere buoni i capi ultrà, "i veri padroni dello stadio perchè sono quelli che possono condizionare gli umori della curva e di fatto decidere se scatenare o no incidenti. Più volte durante la mia attività di sindacalista all'Aspil ho proposto di utilizzare quei 'bonus' per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine".
Infine, un'analisi sulle curve romane a livello di pericolosità: "Roma e Lazio forse adesso si equivalgono. La Nord laziale fino a qualche anno fa era peggio... E' occupata da un gruppo compatto, sicuramente più organizzato. Condotte violente ci sono anche tra i romanisti che occupano la Sud, ma li’ il tifo è più spaccato e variegato. Quelli della Lazio erano invece più uniti e creavano più problemi di ordine pubblico. Ricordo sempre che 'Diabolik' (Fabrizio Piscitelli, l'ex capo ultrà della Lazio ucciso con un colpo di pistola alla testa nell’ agosto 2019, ndr) diceva di avere il numero di telefono del Questore e di alti funzionari. Noi poliziotti che eravamo in prima linea sicuramente non ce l'avevamo", conclude De Franco.