AGI - Non per odio razziale ma senza un apparente motivo spinto da impulsi brutali maturati in una vita nomade che lo portava a rubare per fame. Inizia a chiarirsi il possibile scenario in cui Aleksander Mateusz Chomiak avrebbe accoltellato una turista israeliana alla stazione Termini di Roma il 31 dicembre.
Il gip: "Inverosimile la versione dell'indagato"
Il giovane senzatetto polacco fino a quel momento muto con gli inquirenti ha deciso di parlare nell’interrogatorio di garanzia a San Vittore. “Avevo con me dei coltelli che uso per affettare il pane ma non sono stato io ad aggredire la ragazza” ha spiegato alla giudice Natalia Imarisio che però ha convalidato il fermo e confermato la custodia cautelare in carcere sulla base di un “possente e inequivoco compendio indiziario” e definendo “inverosimile” la sua difesa.
Anzi, considera il magistrato, “ha sostanzialmente corroborato le accuse confermando di avere soggiornato a Roma da prima di Natale fino al primo gennaio e di essere stato identificato dalla polizia dopo un furto in un bar il 27 dicembre e di essere stato su un bus il 31 e avere preso un treno da Termini il primo gennaio”.
Era lui per la Procura e il gip l’uomo nel fotogramma del video ripreso dalle telecamere di sorveglianza, lo stesso identificato dopo il furto. “A volte rubo nei bar per mangiare” ha spiegato il giovane a cui “correttamente”, dice la gip, non è stata contestata l’aggravante dell’odio razziale.
“Nonostante la parte offesa in ospedale abbia comprensibilmente (in mancanza del benché minimo elemento di conoscenza con l'indagato, in sostanza di alternativi validi moventi per un atto tanto grave) ipotizzato che l'aggressione potesse essere scatenata dalla sua nazionalità israeliana (desumibile dalle scritte in ebraico sulla giacca da lei indossata in spalla) invero il dato (trattasi di scritta di pubblicità commerciale) non pare di evidenza tale da poter essere vistosamente e prontamente collegato da una persona media a un'appartenenza nazionale, etnica o religiosa”.
Una considerazione importante che sembra spazzare via ogni dubbio alimentato in un primo momento oltre che dalla “inquietante spregiudicatezza” del blitz dal fatto che il ragazzo fosse vestito di nero e incappucciato. Chomiak inoltre aveva indosso gli stessi abiti dell’aggressore quando è stato identificato dai carabinieri sul treno per Brescia e aveva con sé dei sacchetti di plastica simili a quello che si vede nel video.
Nessun dubbio nemmeno che si sia trattato di un tentato omicidio. “Le modalità brutali dell'aggressione, la pacifica pericolosità dell'arma utilizzata, la ripetizione dei colpi inferti e la collocazione delle aree corporee colpite, oltre a integrare di per sé atti oggettivamente idonei a provocare la morte della vittima (la cui pronta reazione, peraltro, ha forse scongiurato conseguenze ben più gravi), fanno ritenere sussistente il dolo di omicidio, non potendosi ragionevolmente escludere che l'autore si fosse rappresentato l'evento morte come conseguenza altamente probabile (quantomeno alternativa a quella delle lesioni gravi) della propria condotta”.