AGI - "Prima di iniziare questa catechesi vorrei che ci unissimo a quanti, qui accanto, stanno rendendo omaggio a Benedetto XVI e rivolgere il mio pensiero a lui, che è stato un grande maestro di catechesi". Papa Francesco all'inizio dell'udienza di oggi, ha ricordato Joseph Ratzinger, alla vigilia delle sue esequie.
"Il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all'incontro con Gesù. Gesù, il Crocifisso risorto, il Vivente e il Signore, è stata la meta a cui Papa Benedetto ci ha condotto, prendendoci per mano. Ci aiuti a riscoprire in Cristo la gioia di credere e la speranza di vivere", ha aggiunto. L'invito e' stato accolto da un applauso dai partecipanti all'udienza.
Il valore della fragilità
"La fragilità è, in realtà, la nostra vera ricchezza, che dobbiamo imparare a rispettare e ad accogliere, perché, quando viene offerta a Dio, ci rende capaci di tenerezza, di misericordia, di amore", ha proseguito Bergoglio, "chi non l'ha è freddo e "autoritario". La fragilità, ha proseguito, "ci rende umani. Non a caso, la prima delle tre tentazioni di Gesù nel deserto - quella legata alla fame - cerca di rubarci la fragilità, presentandocela come un male di cui sbarazzarsi, un impedimento a essere come Dio. E invece è il nostro tesoro più prezioso: infatti Dio, per renderci simili a Lui, ha voluto condividere fino in fondo proprio la nostra fragilità".
"Quante volte nei momenti bui, ci viene in mente 'Ho sbagliato tutto, non valgo niente, nessuno mi capisce, non ce la farò mai, sono destinato al fallimento', e così via. Pensieri falsi e velenosi, che il confronto con l'altro aiuta a smascherare, così che possiamo sentirci amati e stimati dal Signore per come siamo, capaci di fare cose buone per Lui. Scopriamo con sorpresa modi differenti di vedere le cose, segnali di bene da sempre presenti in noi", ha detto ancora.
"Chi crede non è mai solo"
"Vi saluto con le parole del nostro caro scomparso Benedetto; vi dico che chi crede non è mai solo, chi ha Dio come padre ha molti fratelli e sorelle", ha concluso il pontefice, sottolineando che in questi giorni "sperimentiamo quanto questa comunità sia universale e non finisce con la morte".
"Esorto tutti a perseverare nella vicinanza affettuosa e solidale con il martoriato popolo ucraino che tanto continua a soffrire, invocando per esso il dono della pace, non stancandoci di pregare", è stato poi l'appello di Francesco, "il popolo ucraino soffre, i bambini ucraini soffrono, preghiamo per loro".