AGI - "Il primo incontro con Ratzinger l'ho avuto quando non era ancora Papa e da teologo dirigeva la Congregazione per la dottrina della fede. L'ho trovato molto attento, rispettoso. Il suo comportamento privato era perfettamente aderente alla sua immagine pubblica". Fausto Bertinotti, esponente storico della sinistra e del sindacalismo italiano, ex-leader di Rifondazione comunista ed ex-presidente della Camera, affida all'AGI il suo ricordo personale, da laico rispettoso e attento alla questione della fede e della spiritualità, su Joseph Ratzinger.
"É il Pontefice - osserva Bertinotti - che ha ripreso le fila del discorso che si era interrotto con la fine del pontificato di Paolo VI. Può sembrare singolare perchè come è noto era stato vicinissimo a Giovanni Paolo II, forse influenzandolo anche teologicamente, ma in ogni caso credo che si possa dire che il profilo del pontificato di Giovanni Paolo II era diverso, improntato all'ottimismo di un futuro di una Chiesa protagonista capace di accogliere un consenso giovanile. Al contrario Ratzinger è portatore di una sofferenza, si pone di fronte al tema drammatico per la Chiesa della modernità. Il suo è stato il pontificato di un intellettuale che si interroga sui destini dell'uomo, che come quelli della fede sono incerti. Ecco perchè Ratzinger, che era stato presenza significativa nel Concilio Vaticano II, nel suo pontificato ne propone una rettifica, forse spaventato, e in qualche misura - conclude - muove un confronto tormentato tra ortodossia e modernita'".