AGI - È caccia serrata ai 4 detenuti del carcere minorile 'Beccaria' di Milano ancora liberi dopo l'evasione del giorno di Natale. In tutta la zona sono attivi posti di blocco nella convinzione che qualcuno possa non essere riuscito ad allontanarsi troppo da quando è scattato l'allarme. Ma controlli sono in corso in tutta la città e nelle zone in cui gli evasi vivevano.
Sette i giovani detenuti fuggiti (tra i i 17 e i 19 anni, tre i maggiorenni). Due sono stati rintracciati e ripresi nel giro di poche ore, un terzo si è costituito, convinto dai familiari a tornare in carcere. Secondo le prime ricostruzioni, gli evasi avrebbero approfittato dei lavori in corso da tempo per aprirsi un varco nella recinzione e poi scavalcare il muro di cinta.
La rivolta dopo la fuga
Poco dopo la fuga nell'istituto è scoppiato il caos: alcuni dei detenuti hanno inscenato una plateale protesta dando alle fiamme alcuni materassi, un'intera sezione di quattro stanze, con dodici detenuti, è inagibile, e è stato necessario l'intervento di diverse squadre dei vigili del fuoco.
Quattro agenti della Polizia Penitenziaria sono stati curati in ospedali per lievi intossicazioni dovute al fumo degli incendi. In mattinata nel capoluogo lombardo sono arrivati i vertici del Dipartimento della giustizia minorile di via Arenula, chiamati a capire che cosa non abbia funzionato. E mentre il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega, Matteo Salvini, si dice "sconcertato" per l'accaduto, i sindacati di polizia penitenziaria puntano l'indice contro le carenze di organico.
Una bomba a orologeria
"È una situazione da tenere sotto controllo perché l'evasione è un reato che crea nei ragazzi ulteriori aggravamenti nella loro vita di recupero. È quindi il caso di valutare approfondire e parlare con i ragazzi che invece per ora sono al Beccaria" ha detto la presidente del Tribunale per i minorenni di Milano, Maria Carlo Gatto, all'arrivo all'istituto penitenziario, "Sono venuta per verificare la situazione e valutare con il rappresentante del dipartimento della giustizia minorile le situazioni e i più opportuni provvedimenti".
Il sottosegretario alla Giustizia con delega al trattamento detenuti e agli istituti minorili, Andrea Ostellari, e Giuseppe Cacciapuoti, direttore generale del personale del Dipartimento per la Giustizia Minorile hanno raggiunto il Beccaria per la valutazione del da farsi. "Siamo vicini, speriamo di esserlo, per quanto riguarda la cattura anche degli altri soggetti che sono fuggiti. Le indagini sono in corso. Contiamo presto di avere delle notizie positive". ha detto Andrea Ostellari dopo il sopralluogo, "Non credo sia solo un problema di direzione, io credo sia un problema di visione. La giustizia minorile non è minore ad altre giustizie. Lo vediamo non solo oggi, lo abbiamo visto in altri episodi come quello di Bologna e purtroppo in altre strutture. E lo abbiamo visto purtroppo recentemente aumentato anche attraverso i fenomeni di baby gang. Io penso che sulla giustizia minorile dobbiamo accendere un faro importante non solo come giustizia, ma anche come governo e come Parlamento".
Chi ha sbagliato pagherà
All'istituto penitenziaria minorile 'Cesare Beccaria' "c'è una situazione denunciata da molto che riguarda un cantiere in corso. Da troppi anni risulterebbe in qualche modo fermo e bloccato. Cercheremo di comprendere meglio la dinamica. So che l'attuale il ministero delle Infrastrutture è stato avvisato e attivato. Credo abbia già fornito un via libera per il completamento dei lavori di questa struttura" ha aggiunto Ostellari, "Come governo ribadiamo la nostra volontà chiara e netta di chiedere un giudizio di eventuali responsabilità per coloro che dovessero essere coinvolti dopo l'indagine. Sarà fatta sia internamente come dipartimento della Giustizia e ci sarà anche quella della magistratura".
"Certamente quanto avvenuto al Beccaria è un episodio grave ed evidenzia una situazione che richiede di essere potenziata sia negli aspetti di rapida risoluzione di questioni ancora in sospeso, relativamente alla conclusione dei lavori e all'assegnazione di una stabile direzione, sia tramite un incremento di progettualità" si legge in una nota il Garante nazionale delle persone private della libertà che aggiunge: "Altrettanto certo è che una situazione difficile non possa ricadere su chi opera con difficoltà e professionalità. Sarebbe tuttavia sbagliato cogliere questo grave episodio per gettare disvalore verso un sistema, quello della giustizia minorile, che funziona e che ha visto negli anni importanti successi di reinserimento positivo di giovani nella vita esterna".
Il Garante sottolinea inoltre che "la questione della direzione stabile è in via di soluzione, dopo che è stato completato il concorso e si sta concludendo la fase di formazione dei vincitori", ma "resta un tema su cui si deve ragionare: è quello della maggiore difficoltà che la privazione della libertà determina oggi in giovani complessivamente più fragili che in passato. In particolare, perché hanno costruito, e costruiscono, la propria apparente identità attraverso sistemi virtuali di comunicazione che hanno una scarsa capacità di connessione con la durezza di una situazione reale quale è la privazione della libertà".
Ottimista don Gino Rigoldi, ex storico cappellano dell'istituto penitenziario per minorenni "Cesare Beccaria" di Milano. "Mi telefoneranno e li porterò indietro" dice dei ragazzi ancora in fuga. "Questo scossone forse farà risvegliare il ministero e il nuovo ministro per mettere a fuoco la situazione del Beccaria che è in ombra da circa vent'anni. Con il primo direttore Salvatore abbiamo fatto il carcere modello a Milano e in Europa del minorile. Via lui è stato un rotolare continuo di facenti funzioni che ha smontato un po' il lavoro fatto. Serve che ci siano operatori in numero adeguato, competenti e soprattutto che sia capaci di lavorare in equipe".