AGI - "E se tira Sinisa è goal... E se tira Sinisa è goal". Il coro, le lacrime, gli applausi. Sono le persone, i tifosi delle squadre dove ha militato come giocatore prima e come allenatore dopo, a cantare e a piangere.
Il ricordo dei calci di punizioni impossibili è superato, perché Sinisa Mihajlovic - morto la scorsa settimana dopo una lunga battaglia contro la leucemia - il goal lo ha fatto nel cuore della gente.
Oltre 2 mila persone fuori e tantissime anche dentro alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza della Repubblica, nel centro di Roma. Il mondo del calcio, ma anche quello della politica e dello spettacolo.
Tutti presenti per rendere onore al campione serbo. Sinisa non è scappato. Ha affrontato la difficoltà con coraggio. Parlandone e piangendone. Il guerriero ha vinto con la dolcezza della fragilità, la vera forza. Diceva: 'Non sono Superman, ma devo combattere e non mollare mai'", ha ricordato nell'omelia il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana ed ex arcivescovo di Bologna, dove Mihajlovic è stato allenatore dei rossoblù.
Sinisa ruvido e spiazzante. La città delle Due Torri morbida, un po' rossa e un po' democristiana. Ma alla fine quello che non è stato un colpo di fulmine si è trasformato in un grande affetto, cementato da una lotta quasi corale contro la malattia, tra i bolognesi e il loro mister. E davanti alla chiesa c’erano anche i giocatori del Bologna Fc insieme ai calciatori della Lazio e di diversi altri club.
Tutti insieme a salutare per l’ultima volta il campione serbo.
Per un giorno il calcio ha vestito una sola casacca. Dopo le celebrazioni in chiesa il feretro di Sinisa ha lasciato la basilica: a portare il spalla la bara, tra gli altri, gli ex calciatori della Lazio Dejan Stankovic, Attilio Lombardo e il Ct della Nazionale Roberto Mancini. Appalusi e lacrime.
Il ricordo del cardinale Zuppi
"Sinisa non è scappato. Ha affrontato la difficoltà con coraggio. Parlandone e piangendone. Il guerriero ha vinto con la dolcezza della fragilità, la vera forza. Diceva: 'Non sono Superman, ma devo combattere e non mollare mai'”: è il ricordo di Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. "Era dolce e tenero. Le sue parole erano i fatti e mi ha colpito sempre la sua spontaneità e autenticità A Medjugorje andò nel 2008 e mi disse di aver iniziato a piangere come un bambino. Mi disse: 'quel giorno mi sono sentito più uomo rispetto al resto della mia vita””
Mancini: “Perdo un fratello”
Commosso il ct della Nazionale, Roberto Mancini che conversando con l’AGI ha detto: "Abbiamo passato una vita insieme, perdo un fratello. È stato un onore, un privilegio averlo come amico".